Cosmopolitismo o nazionalismo? - IL DETERMINISMO E LA “MECCANICA CELESTE”


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L’esito violento e rivoluzionario del pensiero settecentesco con la Rivoluzione del 1789 ed il Terrore del 1792-94, ed il carattere ambiguo delle guerre napoleoniche, in cui le armate francesi che invasero l’Europa si presentavano contemporaneamente come liberatrici, ma anche come strumenti di un nuovo imperialismo, gettarono discredito sul pensiero illuminista. Si diffuse un nuovo pensiero che valorizzava la tradizione contro il progresso, i sentimenti e l’individualismo contro la ragione, ed il nazionalismo contro il cosmopolitismo. 

Questo complesso movimento, già preparato dal pensiero di Rousseau (con l’idealizzazione della Natura) e dal movimento letterario tardo-settecentesco dello “Sturm und Drang” (Tempesta ed Azione) in Germania, prese il nome di Romanticismo e presentò sia istanze rivoluzionarie che francamente oscurantiste, soprattutto nell’ambito del nuovo clima culturale della Restaurazione monarchica post-napoleonica dopo il 1815, di cui fu massimo esponente il cattolico conservatore, italiano di lingua francese, Joseph De Maistre (1753-1821). L’influenza del Romanticismo fu - però - molto diversa da paese a paese, risultando molto intensa in Germania, dove prese aspetti fortemente nazionalisti e filosoficamente idealisti. Molto più limitata fu la sua influenza nei paesi di grande tradizione illuminista ed empirista come la Francia e la Gran Bretagna, e di paesi fortemente coinvolti nell’epopea rivoluzionaria e napoleonica, come l’Italia.

Cominciando dalla Francia, la massima esponente della diffusione delle idee romantiche fu –insieme al poeta Chateubriand (1769-1848) - l’influente figlia dell’ex banchiere e primo ministro monarchico Necker, Madame De Stael (1766-1817). Amica di molti intellettuali europei (come il liberale Benjamin Constant, il filosofo idealista Fichte, il grande scrittore Goethe, il teorico del Romanticismo August Schlegel ), fu nemica giurata di Napoleone, per cui fu espulsa nel 1803 dalla Francia.

La tradizione filosofica illuminista fu continuata, ma anche profondamente trasformata, da alcuni pensatori, definiti “ideologi”, termine che poi assunse un significato negativo (di “dottrinari dogmatici”) a causa degli attacchi sprezzanti nei loro confronti di Napoleone, dopo che il grande Corso aveva conquistato il potere e raggiunto un accordo con la Chiesa Cattolica. Partendo dal pensiero sensista di Condillac e di Helvetius, gli ideologi, che inizialmente si radunavano nel salotto di Madame Helvetius, svilupparono però la filosofia sensista spesso in direzioni alquanto differenti dal modello originario, anche a causa del mutato contesto politico e culturale .

L’ex-militare Destutt de Tracy (1754-1836), di idee liberali e democratiche, fu amico del Presidente statunitense Jefferson e indagò sui fenomeni sensoriali e mentali per stabilire il percorso di formazione delle idee e degli elementi strutturali logico-linguistici comuni a tutti i linguaggi. Il medico Jean-Georges Cabanis(1757-1808), organizzatore di ospedali durante il periodo rivoluzionario, e fautore di una medicina che tenesse conto dei sintomi e dell’esperienza nella migliore tradizione risalente ad Ippocrate, studiò i rapporti tra psicologia e fisiologia in un’ottica materialista, salvo poi riaccostarsi ad idee spiritualiste. Ancora più accentuata in questo senso fu la svolta impressa da Maine de Biran (1766-1824), che distinse tra un sensismo “passivo” di registrazione dei fenomeni esterni ed un sensismo “attivo” caratterizzato dall’intervento della volontà che reagisce alle pressioni esterne. Questa svolta lo portò verso posizioni apertamente spiritualiste.

Vicini al movimento degli ideologi furono anche politici come l’abate Seyes (poi divenuto collaboratore di Napoleone), l’economista Jean-Baptiste Say, e scienziati come l’evoluzionista Lamarck, di cui ci interesseremo nel prossimo numero. Anche vari grandi scrittori, come Sthendal e l’italiano Manzoni furono in parte influenzati dall’ideologismo.

Nel frattempo si sviluppava in Francia una generazione di valenti scienziati, che invece trovarono l’appoggio dell’ala più borghese e moderata della Rivoluzione e poi anche di Napoleone, che ben valutava l’influenza della scienza e della tecnologia sul progresso economico. In quegli anni (tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800) erano stati compiuti, specie in Inghilterra, grandi progressi tecnologici nel settore tessile e delle macchine a vapore che avevano dato il via alla grande rivoluzione industriale. Nel 1812 l’ingegnere inglese George Stephenson mise a punto la locomotiva a vapore aprendo la strada all’era delle ferrovie.

In Francia molti scienziati avevano aderito con entusiasmo alla Rivoluzione. Lazare Carnot (1755-1809) fu Ministro della Guerra e curò i rifornimenti continui per le armate rivoluzionarie. Il matematico Monge, (1746-1818), creatore della Geometria Descrittiva, si dedicò ad organizzare la produzione di polvere da sparo e le fonderie di cannoni per l’esercito. Entrambi caddero poi in disgrazia per il loro passato rivoluzionario.

Il Governo Rivoluzionario lanciò l’impresa di riunificare tutte le misure nel Sistema Metrico Decimale (tutt’ora in uso) basato sul metro (la quarantamilionesima parte del meridiano terrestre) il cui campione originario è conservato a Parigi. All’impresa parteciparono illustri scienziati e filosofi come Lavoisier Condorcet (prima del loro arresto e la loro tragica morte durante il Terrore), ed inoltre Monge, il matematico Lagrange ed il fisico Laplace. Fu creata la famosa Ecole Polytechnique (per le opere pubbliche di ingegneria) e tradotte a spese dello stato le opere di Bacone.

Il chimico Joseph-Louis Proust (1754-1826) elaborò l’importante Legge delle Proporzioni Definite secondo cui gli elementi si legano nei composti sempre nelle stesse proporzioni, mentre l’altro chimico Claude-Louis Berthollet (1748-1822) studiò, tra l’altro, le sostanze acide, ed in particolare gli ipocloriti (alla base di moderni prodotti commerciali noti oggi come “candeggina” e “varecchina”).

Figura centrale di questo periodo fu il fisico e matematico Pierre-Simon Laplace (1749-1827), il cui successo fu continuo sia durante il periodo rivoluzionario che napoleonico (fu amico e protetto da Napoleone), sia durante la Restaurazione post-napoleonica. Nato da una famiglia molto modesta, potè entrare all’Accademia di Francia (di cui diventerà Presidente nel 1796) grazie alla protezione di D’Alembert. 

Sulla base delle teorie newtoniane dimostrò la stabilità del sistema solare, come illustrato nella sua opera più famosa: “Trattato di Meccanica Celeste” del 1799. Si interessò anche di termochimica in collaborazione con Lavoisier, partecipando alla messa a punto di un calorimetro ed in matematica si interessò alle “derivate parziali”, molto importanti per i problemi di fisica. Indipendentemente da Kant, sviluppò la ben nota ipotesi sull’origine del Sistema Solare da una nebuloso originaria.

La sua impostazione illuminista, lo portò ad una visione dinamica e sociale della scienza che deve essere sempre basata sull’esperienza, continuamente modificata e potenziata evitando il dogmatismo, e diffusa a livello di massa contro i pericoli di oscurantismo. La sua visione del mondo era ispirata ad un determinismo meccanicistico (simile a quello di Democrito, di Newton e di Cartesio), che lo portò ad affermare, che se conoscessimo in un dato istante tutte le posizioni e le condizioni in cui si trovassero tutte le particelle costituenti l’Universo, potremmo determinare tutto ciò che accadrà in seguito. Questa è considerata la più esatta definizione di determinismo scientifico.

Però, poiché non siamo onniscienti, secondo Laplace dobbiamo affidarci ad un rigoroso calcolo matematico delle probabilità, argomento su cui il grande scienziato scrisse molti interessanti trattati, come la “Teoria Analitica delle Probabilità” del 1814.
Ateo rigoroso, quando gli fu chiesto da Napoleone perché nelle sue opere non parlasse mai della “potenza creatrice di Dio”, Laplace rispose da scienziato: “Perché non è un’ipotesi necessaria!”

Altra figura dominante del periodo rivoluzionario e napoleonico fu il già più volte ricordato matematico italiano, di adozione francese, Joseph-Louis Lagrange, che sviluppò abilmente il “calcolo delle variazioni” a partire dagli studi di Eulero, le equazioni differenziali e la teoria dei gruppi.

Lagrange fu anche astronomo interessandosi ai moti dei satelliti di Giove, alle “librazioni” della Luna, e risolvendo il noto difficile problema astronomico dell’equilibrio dei tre corpi nello spazio, che poi fu ripreso e definitivamente sistemato da Poincaré.
Allievo di Eulero e di Lagrange fu anche un altro brillante matematico francese, che insegnò a lungo in Spagna, Adrien-Marie Legendre (1752-1833), autore del noto trattato “Elementi di Geometria”, e studioso di equazioni differenziali e teoria dei numeri.

Vincenzo Brandi

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