La sindrome della Sindone e pezzi di storia e misteri dei Templari


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Treia. Paolo D'Arpini (in incognito) nei pressi dell'Accademia Georgica



Il 12 settembre 2017 a Treia c'era il sole, così la mattina ne ho approfittato per recarmi, accompagnato da Valeria, a fare un giro di propaganda fide (volantinaggio) per il prossimo evento "Equinozio d'Autunno" del 23 e 24 settembre,  nei luoghi per me non raggiungibili a piedi (ovvero Borgo, Chiesanuova e Passo di Treia). Fra un tragitto ed un altro, si sa, in macchina si fanno delle chiacchiere ed un argomento toccato da Valeria è stato quello dell'atteso incontro sulla "Sacra Sindone di Torino" organizzato dall'Accademia Georgica per il 15 settembre 2017 qui a Treia (vedi: http://www.accademiageorgica.it/eventi/2017/sindone.html). 

Alla storia della Sindone, almeno quella fornita da religiosi e aficionados del mistero,  in cui si presume che potesse rappresentare il volto e la figura di Gesù, non ho mai creduto. 

Di reliquie finte ne ho conosciute tante, ho una certa esperienza poiché essendo vissuto a Calcata, dove si diceva che fosse conservata la reliquia più famosa "Il Prepuzio di Gesù Bambino", cioè un pezzo "reale" del corpo di Cristo, (Vedi: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2013/06/calcata-furto-del-sacro-prepuzio.html) ed avendo fatto una ricerca sulle centinaia di migliaia di reliquie conservate al Vaticano e nelle chiese di tutta Europa e Medioriente, mi ero fatto un'idea precisa su questi reperti, che  avevano un solo scopo: alimentare la credulità popolare per specularci sopra.

A parte questo, sin dal 1989, con l'analisi al radiocarbonio è stato appurato che la tela della Sindone risale al Medioevo, quindi risulta praticamente impossibile che fosse il telo originale in cui si dice che Giovanni di Arimatea avesse avvolto il corpo del Cristo (Vedi:
http://www.gesustorico.it/htm/vangeli/cosavidegiovanni.asp).


Inoltre, proprio l'anno scorso, qui a Treia, mi sono letto i libri di  Christopher Knight e Robert Lomas sulla storia dei Templari ed in particolare sull’ultimo Gran Maestro Templare Jacques De Molay, torturato ed arso vivo a Parigi nel 1307 perché riconosciuto (dalla chiesa e dal re di Francia) colpevole di eresia. I libri dei due autori inglesi andrebbero letti e ponderati con molta attenzione poiché mi sembra che racchiudano una verità storica inoppugnabile sulla Sindone.  Tra l'altro la Sindone si trova a Torino perché acquistata dai Savoia dalla famiglia   di Goffredo De Charney (anch’egli bruciato sul rogo insieme a De Molay) che la custodiva (Vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Sindone_di_Torino)

Ma di questo potrete avere un'idea più completa leggendo l'articolo che segue...


Paolo D'Arpini


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I ricercatori Christopher Knight e Robert Lomas hanno condotto una ricerca estensiva in ambito Templare e Massonico con i due volumi “The Hiram Key” [La Chiave di Hiram N.d.A.] e “The Second Messiah” [Il Secondo Messia N.d.A.]. Essi descrivono la teoria del Mandylion teorizzando che l’immagine della Sacra Sindone mostri in realtà il volto dell’ultimo Gran Maestro Templare Jacques De Molay, che fu torturato alcuni mesi prima della sua esecuzione nel 1307. 

L’immagine sul telo certamente coincide con la descrizione che viene data di De Molay come mostrato in alcuni intagli Medioevali: naso aquilino, capelli lunghi fino alle spalle e divisi al centro, barba lunga con biforcazione alla base, e l’altezza (si diceva che De Molay fosse piuttosto alto).

Molti hanno criticato tale teoria sulla base del fatto che la Regola dell’Ordine proibiva ai Templari di far crescere i capelli. La spiegazione regge fino a un certo punto, visto che De Molay passò sette anni in prigione e sembra improbabile che in quel tempo gli fosse concesso il lusso della cura della persona. Knight e Lomas continuano dicendo che il telo figurava nei rituali Templari di risurrezione simbolica e che il corpo torturato di De Molay fu avvolto in un sudario, che i Templari conservarono dopo la morte del Gran Maestro. 

I ricercatori sostengono che sangue e acido lattico del corpo di De Molay si sarebbero mescolati al franchincenso (usato per sbiancare il panno) così da imprimere l’immagine del volto sul tessuto. Quando la Sindone fu esposta per la prima volta nel 1357 (50 anni dopo la distruzione dell’Ordine) dalla famiglia di Goffredo De Charney (anch’egli bruciato sul rogo insieme a De Molay) le persone che videro il telo riconobbero in esso l’immagine di Cristo. Gli autori teorizzano che Jacques De Molay potesse essere stato torturato in una maniera molto simile al Cristo per una sorta di macabra provocazione. A quel punto, allora, le ferite inferte al vecchio Templare erano le stesse di quelle di Gesù  sulla Croce. 

Oggi si crede comunemente (attraverso la datazione del Carbonio), che la Sindone risalga al tardo XIII sec. e non alla possibile data della crocifissione di Cristo. E’ interessante notare come la Chiesa rese noti i risultati dell’analisi al Carbonio-14 il 13 ottobre 1989, cioè lo stesso giorno dell’arresto dei Templari da parte della Chiesa e della monarchia di Francia.

Stralcio di un articolo di Diego Antolini 

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