Il Guru è sempre presente... è la nostra stessa Consapevolezza!


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...tutti i pensieri sono passeggeri ed effimeri ma alcuni rappresentano positivamente "quella forza" che spingerà successivamente la "persona" ad attuare quanto è stabilito nel suo destino. La meditazione consente di far chiarezza fra quelle che sono semplici proiezioni immaginarie o problemi inventati e quei pensieri che invece definiscono in germe "il veniente"... ciò che deve accadere.

La creazione di problemi “fittizi” è uno degli aspetti della mente.

Alla base delle preoccupazioni mondane –ovviamente- c’è sempre il senso di responsabilità per le nostre azioni dovuto all’identificazione con il corpo-mente.

Il processo dell’individualizzazione della coscienza è la funzione stessa della mente. La mente è la capacità riflettente della coscienza che assume su di sé il compito dell’oggettivazione e quindi della creazione del cosiddetto mondo delle forme. L’esteriorizzazione è la sua tendenza.

Eppure non è una condizione definitiva o irreparabile, anche le sensazioni più negative possono essere trascese. Le preoccupazioni mondane che ci assalgono sono frutto del meccanismo mentale che proietta l’attenzione sui fattori esterni, desideri e paure, ed è per questa ragione che nella meditazione si consiglia di fissare l’attenzione sulla consapevolezza, sul soggetto, ignorando le apparizioni mentali, che son solo “impedimenti” (distrazioni) che sorgono per inveterata abitudine all’esternalizzazione, non tenerne conto significa restare quieti mantenendo l’osservatore in se stesso.

Personalmente ho avuto una grande fortuna nella vita. Considero questo mio corpo e questa mia mente estremamente benedetti e santi poiché attraverso di loro ebbi la possibilità di incontrare un grande Maestro che diede alla mia esistenza vero significato. Dimostrandomi come il distacco ed allo stesso tempo l'attenzione siamo importanti per restare focalizzati nel Sé.... nell'auto-consapevolezza.

“Due volte nato” si dice di chi nasce allo Spirito. E senza alcun merito particolare da parte mia ciò è avvenuto allorché incontrai nel 1973 il mio padre spirituale, Swami Muktananda, il quale risvegliò la mia coscienza individuale alla consapevolezza del Sé.

“Medita sul tuo Sé, cerca il tuo Sé, inchinati al tuo Sé, onora il tuo Sé, adora il tuo Sé, poiché Dio vive in te, sei tu..!” Questo il messaggio profondo e liberatorio che egli mi trasmise ed attraverso il quale ri-nacqui nello Spirito.
Baba Muktananda  lasciò il corpo  il 2 ottobre del  1982, con ciò rimasi orfano…? Ma no… scoprii in verità la  sua costante presenza  dentro di me…

Paolo D'Arpini


Archetipi psichici, affinità elettive, empatia e superamento del senso di giudizio


Archetipi psichici, affinità elettive, empatia e superamento del senso di giudizio

Lo studio dell'I Ching e dello zodiaco cinese mi hanno portato pian piano a individuare in me stesso e negli altri alcune forze psichiche ricorrenti e comuni a tutti. Le tendenze innate che si manifestano in ogni essere vivente sono però riconoscibili sulla base delle simpatie/empatie e per comprendere cosa passa nella mente di qualcuno occorre liberarsi dai propri preconcetti mentali e fungere così da catalizzatore in modo che l'altro possa muoversi in piena libertà espressiva.  Un catalizzatore "amorfo" consente l'espressione di qualsiasi tendenza innata poiché non impedisce all'altro di manifestarsi, insomma non provoca la formazione di barriere protettive.

E questo processo avviene  spontaneamente in quelle anime che  percepiscono una comunione, in positivo od in negativo, oppure che hanno la possibilità di entrare in sintonia su alcuni aspetti della psiche, si dice di esse che abbiano una affinità elettiva. Molto spesso succede che questa affinità si provi con le persone che ci sono care, oppure con persone sconosciute che hanno però sviluppato “un costrutto” interiore a noi riconoscibile.
Altro aspetto da considerare  e quello dei legami karmici, i quali un po’ sono piacevoli da sviluppare  ed un po’ fastidiosi, dipende dallo stadio evolutivo e dallo stato dei pagamenti… ci sono sempre crediti e debiti in tutti i rapporti, questo secondo la visione della causa effetto. Ma appena si supera il vile calcolo e si inserisce l’elemento dell’amore  ogni giudizio comparativo se ne va lasciando il posto ad una soffusa gioia ed appagamento. Si ama e basta, non ci si chiede nulla, si gode dell’amore e non come si debba o non si debba manifestarlo. In questa semplicità di rapporto potremmo pure sentirci a disagio se non abbiamo sviluppato un distacco dalle forme (dai modi).

Anche queste sono parole allegoriche…  non ho altro mezzo per comunicare qualcosa… per sollecitare un processo interiore di crescita, una coscienza  che appartiene ad ognuno nello stesso identico modo ma che non può essere trasmessa, proprio perché è già lì e chiede solo l’attenzione…. 

Nell’analisi psicologica degli archetipi incarnati, secondo me, occorre tener presente che la comprensione degli stati psichici esaminati nell’individuo “osservato”  necessitano di una buona dose di commistione ed empatia, ovvero l'analista zodiacale deve essere anche un po’  “intrigante e speculativo”. 

Intrigante deriva da intrigo (macchinazione, trama,  intesa, etc.) questa parola esprime un sacco di doppi sensi, a volte viene usata nell’accezione positiva, in quanto una cosa intrigante è interessante, varia, divertente, attraente… etc.  Il termine speculazione esprime un  aspetto tipico dell’analisi, oltre quello dello specchiarsi,  e cioè indagine, ricerca, riflessione, pretesto…
L’empatia ed il transfert sono necessari per la comprensione dei giochi della mente, nel riconoscimento di condividere tutti gli aspetti esaminati, questo è il solo modo -secondo me- per poter trovare soluzioni agli squilibri ed alle disfunzioni della psiche. Perciò lo studioso degli archetipi svolge anche una funzione sacerdotale, sciamanica… E questo non è un atteggiamento antiscientifico anzi  questo atteggiamento consente di apportare elementi di reciproca "guarigione".  

Paolo D'Arpini



(Fonte: http://www.terranuova.it/Blog/Riconoscersi-in-cio-che-e/Archetipi-psichici-affinita-elettive-empatia-e-superamento-del-senso-di-giudizio)

Psicologia transpersonale e lo Spirito intelligenza-coscienza

La psicologia transpersonale  è sicuramente un ramo della  spiritualità naturale o laica ma, prima di parlare di  questa forma di auto-indagine, vorrei qui confermare che io uso il termine spiritualità (non essendocene altri disponibili) nel senso più originale del nome, quello anche usato nell’antichità per individuare la “presenza viva” nella materia, in forma di Coscienza.
La psicologia transpersonale è un ramo della Spiritualità naturale (o Laica)

Gli stessi pagani usavano il termine “spiritus loci” per definire l’anima del luogo e non solo del luogo ma pure dei boschi, dei fiumi, degli animali e degli esseri umani, etc.

Non saprei che altro nome dare a quella “presenza” e siccome il nome originario è “spirito” credo sia più che giusto recuperare la parola vera ed antica piuttosto che cercarne una nuova.

Tutto è Dio/Dea

L'uso falsificato del termine “spirito”, imputabile alle religioni patriarcali (giudaismo, cristianesimo, islam), non è ragione sufficiente per rinunciarvi, anzi dobbiamo denunciare l’ipocrisia religiosa che addirittura ed inoltre definisce “laico” un credente di una religione che non è “ordinato” nel sacerdozio, mentre sappiamo benissimo che il significato originario di “laico” è “al di fuori di ogni contesto e struttura politica e religiosa”.
Questo discorso potrebbe proseguire a lungo, inseguendo possibili dettagli, ma vale la pena?Non è meglio ed “ecologicamente” preferibile vivere in comunione con la “presenza” piuttosto che fare discussioni di lana caprina sull'Essere o sul sesso degli angeli?
(Albero dell'illuminazione - Immagine di Daniela Spurio)
Ripetutamente ho spiegato che il significato che io do alla parola “spirito” è quella ancestrale e genuina di “intelligenza/coscienza”, la stessa  che integra e trascende  "l'Es" della psicologia transpersonale.
E nell’analisi degli archetipi non possiamo trascurare la ricerca psichica avanzata, iniziata con Jung, proiettata negli schemi di Wilber e Grof. Una sintesi sul pensiero rarefatto che raggiunge il limite dello sperimentabile.
Nella fase più densa c’è l’Ombra che rappresenta le condizioni palesi, l’orgoglio ed il bisogno di successo, essa spinge verso l’amore romantico ed idealizzato e la sua controparte è l'odio ed i sensi di colpa. Segue il livello dell’Ego che consente un approccio intellettuale e contribuisce alla comunicazione verbale ed al pensiero lineare e per contro inibisce la spontaneità e la vigilanza equanime.
Nella sfera del Biosociale si sviluppa la cultura e la civiltà ed il senso di appartenenza sociale contemporaneamente si forma il senso di convenzione e di ripetitività (le tradizioni). Sul piano più sottile, l’Esistenziale, sorge l’intenzionalità, la fede o religione, e alla stesso tempo l’ansia esistenziale (incapacità di accettare la morte) ed il disagio metafisico; qui si percepisce duramente il dualismo primario.
Giunti al Transpersonale sorge un distacco, una consapevolezza del significato dei miti, il prana raggiunge i chakra (sephirot) elevati, riconoscendoli simbolicamente, è a questo punto che irrompono gli archetipi primordiali ed il vuoto al limite della mente. Questo stato viene descritto da Gurdjeff come “negatività purgatoriale” una condizione preliminare alla perdita della fissità individuale ed all’assorbimento nel Sé.
Questa consapevolezza-testimonianza, chiamatela se volete “essenza sottile”, è come un aroma che emana dalla materia, dal che se ne deduce che non  può esserci separazione fra la materia e lo spirito, allo stesso modo in cui non può esserci separazione fra la rosa ed il suo profumo. Fra l’umidità e l’acqua. Tra il fuoco e la sua capacità di bruciare ed emettere luce e calore.

Paolo D'Arpini



Kali, la nera... amante, creatrice, distruttrice, tenebra fonda e luce abbagliante...


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Nel Bengala, dove  si trova la città di Calcutta sulle rive del Gange, c’è un’antica tradizione devozionale sotto forma di inni dedicati alla Dea. La Madre è descritta come luce e tenebra, illusione e conoscenza, amore odio, bene male, nobiltà ed ignominia, insomma tutte le categorie degli opposti. Kali è maya, la grande incantatrice, ed è kundalini, colei che ci risveglia dal grande sonno. Tutto è nelle sue mani e nulla può manifestarsi all’infuori di lei. Kali viene raffigurata mentre danza, estatica e nuda, sul corpo dormiente di Shiva.

Solo lei è la Terribile e la Benefica.

L’adorazione di Kali assume tutte le forme del possibile rapporto con il femminile, ella è madre, sorella, figlia, amica ed amante. Solitamente i devoti preferiscono rivolgersi a lei come Madre Universale, ma esistono culti che la venerano con amore filiale, in forma di giovinetta vergine, e vi sono inoltre gli approcci devozionali tantrici che la vedono come amante divina.

Kali... la Dea Nera, la danzatrice primordiale che crea il mondo... La sua danza è ovunque ed eterna! Ma la sua eternità è nel contesto dello spazio tempo, mentre la sua vera essenza è fuori del tempo, quindi anch'essa, come forma Kali, è illusoria e relativa.. e destinata a scomparire nell'oceano senza forma dell'Assoluto!
Kali, nella tua immensità vorrei immergermi e perdermi... come quella statua di sale che voleva misurare la profondità del mare ed in esso si sciolse... 


Kali. Tu sei me, io sono Te!

Paolo D’Arpini


Qui raccolgo alcuni inni sacri che la dipingono nei suoi diversi aspetti.

Dal Devi Mahatmya.

Quell’energia
che in tutti gli esseri è detto Coscienza
sia riverita, riverita, riverita.
Quell’energia
che in tutti gli esseri è noto come Ragione
sia riverita, riverita, riverita.
Quell’energia
che esiste in tutti gli esseri come Quiete
sia riverita, riverita, riverita.
Quell’energia
che esiste in tutti gli esseri come Compassione
sia riverita, riverita, ricevuta.
Quell’energia
che si manifesta in tutti gli esseri come Illusione
sia riverita, riverita, riverita.

Dal Mahanirvana Tanta

Misericordiosa,
vaso di misericordia,
la cui compassione è senza limiti,
che sei raggiungibile solo per la Tua compassione.
Tu che sei fuoco,
bronzea,
nera di colorito.
Notte oscura.
Tu sei nera come un cumulo di nubi,
tu che ti compiaci della devozione delle vergini
e sei il rifugio dei devoti delle vergini.
Tu che ti compiaci della celebrazione delle vergini
ed assumi la forma della vergine.
Oh Bella, oh strisciante,
che ispiri tutti i desideri
eppure liberatrice dalle catene del desiderio.
Oh gioiosa,
sollievo dalle sofferenze,
a te m’inchino….

Dal Karpuradi Storta

Oh Madre,
tu partorisci il mondo e lo proteggi
ed al momento della dissoluzione
riassorbi in te la terra ed ogni cosa.
Possa Devi, la Madre,
che appare nella forma di tutte le cose
apportare benefici
a tutti coloro che cantano le sue lodi.

Ed ora alcune poesie di Ramprasad, santo poeta nato a Calcutta nel 1718.

Tara, mi ricordi ancora?
In un qualsiasi altro posto
Non avrei potuto implorarti.
Ma ora, Madre, mi hai dato speranza,
hai reciso le mie catene
Madre, Madre mia,
tutto ciò che è mio è finito.
Ho offerto il mio dono!

Nella piazza del mercato di questo mondo,
la Madre sta seduta e fa volare i suoi aquiloni.
Su centomila, di uno o due taglia la fune.
E quando l’aquilone s’innalza nell’infinito
oh! come ride e batte le mani.

Oggi o fra cento secoli,
non sai quando avverrà la confisca dei beni.
In mano hai solo il momento presente.
Mente, oh mente mia,
affrettati a produrre il raccolto!
Spargi ora il seme che i tuoi maestri ti hanno dato
ed innaffialo con l’acqua dell’amore.

Dalla terra in cui mai fa notte,
lei è venuta a me.
Ed il giorno e la notte non sono più nulla per me.
Dite quel che volete, io sono sveglio.
Sttt… ho restituito il sonno a colei cui apparteneva.
Ho mandato il sonno a dormire per sempre.

Amo l’oscura bellezza di Syama,
il battito del cuore, i capelli arruffati, l’amo e l’adoro!

Ora una poesia che la rimprovera della sua “crudeltà”, scritta da un portoghese, Ferenghee, sposato ad una vedova indiana, che visse in Bengala verso la fine dell’800.

Oh Kali mia, vuoi esser buona ora con me?
Ma quando mai
hai manifestato il tuo favore a qualcuno?
Tu, Syama, con Shiva sei stata tanto crudele
da scacciarlo dalla dorata Kasi
ed indurlo a rifugiarsi in un crematorio
e vivere da mendicante.

Un brano del magico poema di Avadhut, dedicato al grande crematorio di Calcutta, il Kaligath.

..e qui presso l’antico crematorio si può udire l’eterno pianto:
oscuro, muto, grigio, orribile, incolore,
soffocato, inudibile, incomprensibile,
lo si sente nel cuore.
Non è come un pianto di tristezza.
Non ha alcuna sfumatura di dispiacere
né alcuno spasimo…
Nel mezzo di quel pianto sconosciuto s’innalza il canto di Kali!
Amo quell’Oscura Bellezza,
con i capelli arruffati, che seduce il mondo,
così io l’amo…
Quella nera amata risiede nel mio cuore!

Ecco la prima strofa d’una poesia di Swami Vivekananda, il famoso discepolo di Sri Ramakrishna, nato e morto a Calcutta.

Vieni, Madre, vieni!
Le stelle sono coperte,
nubi sopra nubi,
l’oscurità è vibrante, sonante.
Il ruggente turbine del vento
è abitato dalle anime di un milione di pazzi
fuggiti dal manicomio,
che sradicano gli alberi,
spazzano via i pellegrini dal cammino.
Il mare si è unito alla furia
e onde alte come montagne s’innalzano
verso un cielo di pece.
Un lampo di fosca luce
rivela mille e mille ombre della morte,
sudicia e nera,
che diffonde piaghe e dolori,
ballando ebbra di gioia.
Vieni, Madre, vieni!


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Osho: "...la sorgente della consapevolezza"


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La consapevolezza è la sorgente di tutto. La consapevolezza è ciò di cui è fatta l’esistenza. Ma non esiste nessuna sorgente della consapevolezza. Consapevolezza è un altro nome di dio, un nome migliore, più scientifico, meno mitologico.

Non avrebbe senso chiedersi qual è la sorgente di dio. Sapresti che una tale domanda porterebbe solo a un regresso infinito. Dio è la sorgente dell’esistenza, ma non avrebbe senso chiedere qual è la sorgente di dio. Chi l’ha chiesto è stato considerato ateo e condannato: “Stai facendo una domanda assurda”. Non sta facendo una domanda assurda. Sta semplicemente dimostrando che dio è un’assurdità.

Le religioni affermano da sempre che l’esistenza presuppone un creatore. Nulla può esistere senza un creatore: per secoli questa è stata l’argomentazione di tutte le religioni. E a quel punto, a qualsiasi mente intelligente sorge spontanea la questione: se tutto presuppone un creatore, allora anche dio deve essere stato creato!
E a quel punto non c’è fine. Il dio numero uno è stato creato dal dio numero due. Il dio numero due è stato creato dal dio numero tre... Dove fermarsi? Non c’è fine. Il treno continua ad andare avanti e ci si ritrova esausti.

Persone come Gautama il Buddha – che aveva una chiarezza impareggiabile – affermano che mettere in mezzo dio è assurdo in sé. L’esistenza c’è sempre stata. Nessuno l’ha creata e nessuno può distruggerla. Ma questo non significa che Gautama il Buddha sia ateo. Significa semplicemente che ha un approccio più scientifico e meno mitologico. Dice che l’esistenza è consapevolezza. L’esistenza stessa è fatta di consapevolezza. E la consapevolezza c’è sempre stata, c’è, ci sarà. Può essere addormentata, può essere sveglia, ma è comunque consapevolezza. Quando è addormentata ti muovi alla cieca, inconsciamente. Quando si risveglia ti illumini. Ma non esiste alcuna sorgente della consapevolezza.
La consapevolezza stessa è il fondamento di tutta l’esistenza, non c’è niente di più profondo. Non puoi andare oltre la consapevolezza.

Una coppia inglese voleva due gemelli e voleva anche che fossero due gentiluomini, cortesi e ben educati. Quindi prenotarono una visita dallo specialista che riprogrammò due spermatozoi del marito e li impiantò in un ovulo della madre. La coppia, molto soddisfatta, tornò a casa. Dopo nove mesi, la donna era pronta a partorire, ma non successe nulla. Dopo dieci mesi, ancora niente. E dopo un anno, era ancora incinta. La cosa andò avanti per anni.
Dopo cinquant’anni il marito morì e lei non aveva ancora partorito. Dopo settanta anni sentì che presto avrebbe potuto morire anche lei e quindi andò in ospedale e chiese la rimozione chirurgica dei bambini.

La donna fu sistemata sul tavolo operatorio e il chirurgo le aprì la pancia. Con grande sorpresa di tutti i presenti, all’interno c’erano due vecchi gentiluomini inglesi che si dicevano a vicenda: “Dopo di lei, insisto”. “No, no. Insisto io: dopo di lei”.

Ricorda una cosa: non aspettare che questo genere di questioni intellettuali trovino una soluzione. Non succederà mai. Ma se vuoi fare esperienza della sorgente di ogni cosa, vai più in profondità nella meditazione, e ti accorgerai che non c’è nulla di più profondo della meditazione. Scoprirai che tutto proviene dalla consapevolezza. Anche la materia è consapevolezza condensata, in un sonno profondo, forse in coma. Ci sono diversi gradi di consapevolezza. L’uomo è l’unico essere la cui inconsapevolezza ha permesso a un po’ di consapevolezza di crescere e di risvegliarsi. 

Ora, questo piccolo frammento, questo piccolo strato di consapevolezza è sufficiente, se lo usi correttamente, a portare sempre più l’inconsapevolezza a uno stato di consapevolezza.
In questo momento è un decimo di tutta la tua consapevolezza. Il giorno in cui dentro di te diventerà tutta consapevolezza e nessuna inconsapevolezza, una pura consapevolezza dalla A alla Zeta, dall’inizio alla fine, scoprirai che tutte le domande scompaiono, poiché ti trovi in uno stato di conoscenza senza interrogativi. Sei la consapevolezza stessa e sai che è la sorgente di tutto e che non ha bisogno di alcuna sorgente per sé.

Mentre interrogava un sospetto, il detective di polizia sfogliava il suo fascicolo. “Vedo qui,” disse, “che hai una serie di precedenti. Uno per rapina a mano armata, uno per violazione di domicilio, e un altro per violenza sessuale”. “Sì, signore” rispose il sospetto con una certa modestia “mi ci è voluto un po’ di tempo per scoprire che cosa so fare meglio”.

Persino un criminale, il peggiore dei criminali, ha un po’ di consapevolezza. Ma non le permette di crescere. Al contrario, permette alla sua inconsapevolezza di usare la sua consapevolezza.
L’inconsapevolezza rimane il padrone e la consapevolezza è usata come un servo.

Il giorno in cui entri nel sannyas, fai un balzo quantico: “Da questo momento in poi la consapevolezza sarà il padrone e l’inconsapevolezza sarà il servo. Non permetterò all’inconsapevolezza di infiltrarsi nella mia consapevolezza. Per piccola che sia la mia consapevolezza, devo semplicemente operare consapevolmente in modo che piano piano diventi più forte, più cristallizzata, e in grado di riunire le parti inconsce di me al suo servizio”.

L’inconsapevolezza collabora con la consapevolezza solo quando la consapevolezza è il padrone. Chi mai sarebbe in grado di collaborare coi propri servi? Ma davanti a un padrone certamente l’inconsapevolezza si inchinerà, riconoscendo di essere un servo.

Una testa calda del movimento di liberazione delle donne fu invitata a parlare a un convegno di camionisti. Rivolgendosi al pubblico tutto al maschile, dichiarò che le donne erano le fondamenta della repubblica americana. “Può darsi,” brontolò una voce dal fondo della sala, “ma ricorda chi ha gettato le fondamenta!”

Le persone usano la consapevolezza di tanto in tanto, ma non è parte attiva del loro essere ventiquattr’ore su ventiquattro.

Un sannyasin deve essere consapevole ventiquattr’ore su ventiquattro. Almeno deve sforzarsi di esserlo. Piano piano la consapevolezza continuerà a infiltrarsi negli strati inconsci dell’essere. E non è solo una filosofia o un’idea immaginaria, perché migliaia di persone sono diventate totalmente consapevoli. Coloro che sono diventati totalmente consapevoli rappresentano la nostra massima fioritura. La prova della nostra evoluzione risiede in loro.

Le persone che sono diventate pienamente consapevoli concordano tutte sul fatto che la consapevolezza è l’elemento costitutivo dell’universo: in forme diverse, a stadi diversi, ma è consapevolezza.

“Qual è la sorgente della consapevolezza?” è semplicemente una domanda intellettuale. Non è esistenziale. Se vuoi porre la domanda da un punto di vista esistenziale, diventa pienamente consapevole e a quel punto poi non la porrai mai. La domanda scomparirà. La domanda ti apparirà assurda.
 
Osho, The New Dawn #28

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"Religione dell'Olocausto e negazionismo... due facce della stessa medaglia...."


Gentili Redattori di Christus Rex, debbo premettere che non sono un praticante o credente cattolico, pur che fui battezzato, ma leggendo l'articolo apparso sulla vostra rivista con la presa di posizione di Marcello Veneziani in merito alla Legge contro il "negazionismo" mi son trovato con lui d'accordo, come - a suo tempo- apprezzai l'articolo dell'Osservatore Romano dello scorso ottobre (vedi sotto) sullo stesso argomento. 

Ebbene è trascorsa da poco la ricorrenza del 27 gennaio, in memoria dello sfondamento dei cancelli di Aushwitz, ed il ministro Alfano già preme per la calendarizzazione di un testo di legge sulla shoah e contro il negazionismo. 
Riporto qui alcuni stralci, su questo argomento, dall'intervento sull’Osservatore Romano (articolo del 19 ottobre 2010): 

(Vedi nel blog http://paolodarpini.blogspot.com/2010/10/losservatore-romano-si-dice-contrario.html

In cui tra l’altro é detto. «Negare l’Olocausto è un fatto gravissimo e vergognoso» afferma il giornale vaticano e continua «La storia non è vera per legge. Ma punire per legge chi sostiene questa tesi, e quindi di fatto stabilire ciò che è storicamente vero attraverso una norma giuridica, non è la strada giusta. Anzi, rischia di essere controproducente: in democrazia la censura non è un mezzo corretto, e si finisce per far diventare martire chi vi incappa.»

Va poi aggiunto che la maggior parte degli storici, non certo in odore di negazionismo, siano comunque contrari ad una legge di questo genere, per la quale i Presidenti di Camera e Senato hanno già annunciato la loro posizione favorevole a un veloce iter di approvazione. 

Nell'articolo menzionato sopra l’Osservatore Romano non dimentica di citare David Bidussa, opinionista di “Moked”, il portale dell’ebraismo italiano, che ha scritto: «Una legge contro il negazionismo non sarebbe né una scelta intelligente, né una scelta lungimirante. Non aiuta né a farsi un’opinione, né a far maturare una coscienza civile. L’Italia ha bisogno di una pedagogia, di una didattica della storia, di un modo serio e argomentato di discutere e di riflettere sui fatti della storia. Non servono leggi che hanno il solo effetto di incrementare la categoria dei martiri».

Anch’io sento il dovere, come membro di una famiglia originariamente ebrea, e che si é salvata dalla deportazione con la “conversione” al cristianesimo (durante il periodo fascista) di esprimere un mio parere su questo controverso tema.

Innanzi tutto é vero che la storia e la verità storica e perciò la politica conseguente all’ultimo conflitto è stata definita dai vincitori… e non solo per la questione ebraica ma per ogni altro aspetto. Ma se si vuole riaffermare “l’umano e l’universale” che sta oltre le opinioni avverse occorre equanimità e la capacità obiettiva di considerare i semplici fatti e le situazioni in cui questi sono avvenuti. Nel “legalismo giuridico” -che non è più giustizia- vincono al contrario i “cavilli” e ciò è significativo di un percorso funzionale a “costruire” la verità (che è poi quella di comodo di una o dell’altra parte).

Ed ancora... lasciando da parte ogni speculazione sul passato, secondo me, bisognerebbe evidenziare anche come sia stata utilizzata per fini economici ed ideologici la tragedia dell’olocausto, i soldi raccolti a nome dei deportati, le pressioni politiche per far approvare leggi liberticide in Europa, la creazione di una nuova “religione” dell’olocausto, etc. Allo stesso tempo è controproducente abbracciare la causa della libertà di pensiero partendo dalla difesa o giustificazione del negazionismo. 


Mentre possiamo evidenziare come sia andata strutturandosi nel tempo una verità “basata” sul senso di colpa e sulla convenienza politico economica dei governi che hanno preferito cedere alle pressioni dell’industria dell’olocausto piuttosto che venir tacciati di collaborazionismo revanscista con i passati regimi fascisti. Questo ovviamente soprattutto in Germania e Austria (e forse prossimamente anche in Italia..) dove la “verità dell’olocausto” ha assunto connotati quasi religiosi e “stabiliti per legge”.

In questo momento ritengo sia importante poter indagare sulla veridicità dei fatti, stabilendo la verità sull’olocausto come dato di fatto storico, comprovandolo solidamente (se si vuole anche in senso etico), senza cavillare sulla negazione o sull’affermazione forzosa ma scoprendo “come” sia avvenuto e “perché”, evidenziando allo stesso tempo l’incongruenza di comportamenti speculativi politico-religiosi conseguenti ad esso. Allora forse si potrà smuovere l’opinione pubblica e pian piano anche inserire altre verità sul modo in cui l’olocausto è avvenuto, soprattutto di come in quel periodo il razzismo avesse colpito in ogni campo, contro l’uomo in generale, e non solo in Germania ma anche in Russia, e anche in America dov’era stata aperta la caccia alle streghe comuniste e la persecuzioni di migliaia di cittadini colpevoli di pensarla diversamente dal potere in carica. La persecuzione è stata a livello mondiale e contro l’uomo e la sua libertà espressiva in generale. 
Ho qui accennato alla necessità di cambiare impostazione se si vuole superare la contrapposizione ideologica, fra fautori della “verità olocaustale” e suoi negatori, per poter “scientificamente” affrontare il problema della “verità storica” e questo processo non può essere ottenuto “per legge” che altrimenti la ricerca risulterà tarpata e viziata….


Paolo D’Arpini
29 gennaio 2011