Magia: "la scienza dei magi"



Nell'antica Persia i Magi erano sacerdoti, saggi, dotti: custodi della
tradizione spirituale che però erano al tempo stesso maghi, nel senso
che la loro conoscenza dei misteri iniziatici li metteva in grado di
comunicare con diversi piani di realtà ordinariamente preclusi alla
percezione comune, e di operare a partire da essi.

Si trattava perciò di una scienza vera e propria, la "scienza dei magi"
di cui è stato tramandato da molti autori; essi conoscevano i
funzionamenti e le dinamiche sottese alla realtà visibile e sapevano
intervenire su di esse per ottenere i risultati desiderati sul nostro
piano di realtà. Ma non stiamo parlando di far apparire conigli
bianchi da un cilindro, bensì di operare sul reale in maniera ficcante
e determinante partendo dalle dinamiche che ne stanno a monte.
L'effetto finale di questa operazione è impostare tutta una serie di
cose o di eventi in base al loro archetipo, ossia un modello
preesistente ad un altro livello di realtà.

Il mago ne "guida" l'attuazione mediante una trasformazione
energetica, una riduzione vibratoria che convoglia l'archetipo sul
piano terreno rendendolo "reale" concretamente, con effetti
riscontrabili.

Dunque la nostra attuale parola "mago" è estremamente fuorviante,
perché ce ne si è fatti un'idea che corrisponde in realtà agli
illusionisti, o maghi da spettacolo o da burla che tristemente
conosciamo e che hanno contribuito a svilire la reputazione di quella
che è un'operazione potenzialmente nobile (anche se può essere usata
malamente) attuabile anche da chiunque si sia familiarizzato con le
dinamiche sottili, mediante l'immaginazione creativa (e tanto lavoro su
di sé)..

Simon Smeraldo

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