Equilibrio degli opposti - Violenza della natura e fede in dio


Non è facile conciliare la fede in Dio con la volontà di non nuocere agli animali. Le leggi della natura sono crudeli:  la scena di un predatore che sbrana un altro animale è sicuramente raccapricciante. Tutti gli esseri viventi, dal microbo alla balena, per sopravvivere sono costretti a nutrirsi uccidendo altri esseri al punto che senza la sopraffazione del più forte sul più debole nulla potrebbe esistere e la stessa vita non potrebbe manifestarsi nell’universo. Sembra che il “male” della violenza, del dolore e della morte sia indispensabile affinché la vita trionfi. La vita sulla terra è la sintesi dell’equilibrio degli opposti, come positivo e negativo, notte e giorno, freddo e caldo, yin e yang ecc. Ciascun opposto non potrebbe esistere senza l’altro. L’universo stesso vive sull’equilibrio degli opposti, e l’universo contenuto nel nostro corpo non fa eccezioni.
Dunque la vita nasce grazie alla simbiosi armonica tra due opposti
(seme e terra, terra e acqua, idrogeno e ossigeno ecc.) e si sviluppa per mezzo della lotta alla sopravvivenza attuata per mezzo della sopraffazione dell’uno sull’altro organismo. Le due condizioni sono imprescindibili ai fine del progresso lungo la via dell’evoluzione di ogni essere.
Ma questo assunto si scontra con la legge dell’amore enunciata da
tutti i grandi mistici e santi (cioè da coloro che per antonomasia sono
considerati portatori della volontà del Creatore) e da tutti noi che
lottiamo per un mondo senza violenza tra gli esseri umani e tra questi e il resto del creato. Applicare la legge dell’amore, della compassione, della misericordia, del “non fare ad altri ciò che non vorresti per te stesso” e del “non ammazzare”, al mondo naturale contraddice e vanifica la legge che tutto governa. In sostanza se nella natura fosse regolata dalla legge dell’amore e della compassione, invece della reciproca violenza, la vita sulla terra cesserebbe.
Ogni essere vivente cerca disperatamente di fuggire il dolore, la
sofferenza, la morte. Ma la sofferenza è il solo meccanismo che consente alle creature di evolvere, di acquisire esperienza: nel tentativo di sfuggire al predatore, al dolore e alla morte, ogni essere sviluppa il suo istinto, la sua arguzia, la sua intelligenza e quindi si evolve. Abolire la violenza sarebbe come impedire l’evoluzione delle cose. Ma questo è in contraddizione con la legge dell’amore, della bontà e della misericordia invocata dai grandi mistici e da Dio.
Ma se la violenza è componente necessaria per il manifestarsi della
vita, se sono sempre i più indifesi a pagarne le conseguenze, come
giustificare il messaggio di tutti i grandi illuminati che si sono schierati
sempre in difesa dei più deboli? Non è forse porsi in contrasto con le leggi naturali che consentono alla creazione di perpetuare se stessa?
Di fronte all’eterno dilemma del perché della violenza naturale a mio avviso si possono azzardare 4 ipotesi:
1) Tutto è frutto del caso; ma a mio avviso la stupefacente realtà della
vita, la perfezione di ogni essere vivente e leggi che governano l’intero
universo fanno nutrire grossi dubbi in tal senso: è difficile credere che
non vi sia il disegno, il progetto o la volontà di Qualcosa o di Qualcuno.
2) Le violenti leggi naturali non sono meccanismi voluti dal Creatore in
quanto Dio non può che essere buono e giusto per il fatto di consentire alla vita di manifestarsi e alle creature di progredire nel piano evolutivo. Se la creazione esiste è solo a vantaggio di questa non dell’Essere la cui potenza è in grado di creare il tutto dal nulla.
3) Il Creatore è indifferente alla sofferenza degli esseri viventi non
umani; non si da cura del singolo componente ma dell’intero Sistema. Però questa ipotesi non è suffragata dal pensiero dei grandi iniziati, dei grandi teologi o dei grandi filosofi perché inclinerebbe l’essere umano a reprimere il sentimento di pietà e compassione (sempre invocata dai giusti) che l’uomo spontaneamente nutre nei confronti di chi soffre e porterebbe inevitabilmente all’indifferenza verso gli stessi esseri umani. Se è per volontà di Dio che la tigre è strutturata fin dalle origini ad uccidere per nutrirsi allora Dio non può che essere ingiusto nei confronti delle vittime e indifferente al loro dolore. Non solo. L’agnello avrebbe da che obiettare ad essere stato progettato totalmente privo di difese, il rospo obiettare la sua poca eleganza o lo scorpione di essere stato creato tale.
4) Siccome è la forma fisica (frutto dell’evoluzione) a predisporre i
carnivori a nutrirsi di altri animali, gli erbivori di erbe ed i frugivori
di frutti, io credo che questa sia la concretizzazione materiale del loro
contenuto energetico e spirituale. Cioè, la natura del leone non potrebbe vivere in una gazzella, come l’essenza spirituale della mucca vivere in un’aquila. Ma il problema fondamentale a mio avviso sta in questo: se chiunque di noi obiettasse la sua stessa esistenza dimostrerebbe che la vita è un imposizione (anche se la vita secondo il pensiero religioso è un dono il ricevente dovrebbe avere la libertà di rifiutare o accettare il dono che gli viene offerto), e siccome Dio per definizione non può che essere giusto non impone nemmeno l’esistenza. Questa ipotesi porta alla logica conseguenza che le cose esistono non per volontà di Dio ma di se stesse, che esistono da sempre in un piano ed in una dimensione spirituale antecedente la stessa creazione e che mediante la vita tendono ad attuare il loro piano evolutivo, resosi necessario a causa di un allontanamento dall’Armonia primigenia che precede lo stesso Big Bang.
Cioè gli esseri allontanatisi dal Tutto Armonico iniziale, dalla dimensione spirituale precipitano materializzandosi nel livello che corrisponde al loro grado di pesantezza energetica da dove riprendono la risalita attraverso i vari regni, e di vita in vita, in un processo di evoluzione e di smaterializzazione progressiva, riprendono il loro cammino a ritroso per tornare alla condizione antecedente la disarmonia generatasi nel Tutto Armonico iniziale (come una specie di onda anomala nell’immensità dell’oceano) che li ha precipitati nella dimensione terrestre. Cioè gli esseri sono da sempre in Dio e parte stessa di Dio, anche se questo porterebbe alla logica che in Dio si possa manifestare qualcosa di disarmonico. Una sorta di disarmonia in accordo con se stessa ma in antitesi al tutto armonico che ha generato la “caduta”. Ma questa è solo una mia ipotesi, alla quale però credo.

In che modo si manifesta la bontà di Dio verso le sue creature? Le
“scintille divine” o energetiche precipitate nella dimensione materiale
potrebbero non avere la possibilità di risalita e ristagnare per sempre
nella loro condizione: in questo Dio io credo manifesta il suo amore verso gli esseri viventi.
Quindi se le leggi della natura portano gli animali a divorarsi a vicenda non è per volontà di Dio. Ed anche se la violenza impèri nella natura e il debole soccombe sempre al più forte l’armonia, che consente il manifestarsi della vita e agli esseri di procedere nel piano dell’evoluzione, trionfa sempre.
Altra considerazione. Se lo scopo della creazione è dare la possibilità alle creature di esistere e attuare la loro stessa evoluzione, l’adesione alla legge della procreazione dovrebbe essere un principio imperativo specialmente per coloro che, spiritualmente, sono i “portavoce” di Dio, ma quasi tutti i grandi iniziati, mistici e santi, hanno rinunciato a procreare (almeno dopo la loro conversione).
Ma come conciliare la fede in Dio con il vegetarismo? Contrariamente alla inesorabile e crudele legge naturale tutti i grandi iniziati, santi, profeti ed uomini illuminati hanno sempre affermato e ribadito, e ribadiscono, la bontà di Dio verso le sue creature. L’essere umano è la sola specie che può sottrarsi deliberatamente alla legge della violenza naturale, a non causare sofferenza e morte ad altri esseri viventi: la nostra conformazione fisica dimostra che non siamo strutturati per vivere uccidendo perché privi di artigli, di zanne, becco ecc., né abbiamo lo stomaco o gli intestini adatti a nutrirci di altri animali come i carnivori. In sostanza l’uomo è un essere disarmato, privo di armi di attacco e di difesa naturali, quindi un essere strutturato per essere pacifico e vegano: in questo la mia fede trova sintonia con la scelta vegetariana e nella possibilità di progredire nel piano evolutivo (possibilità che potrei non avere).
Se un giorno la violenza tra gli umani dovesse cessare resterebbe la violenza inaccettabile tra gli animali in natura. Ma a quel punto l’uomo
avrebbe diritto ad impedire al leone ad uccidere la gazzella per nutrirsi?
Io credo che il compito dell’uomo non sia solo quello di instaurare la non
violenza tra i suoi simili ma di estenderla nella creazione. Cioè, un giorno
lontanissimo l’evoluzione morale e spirituale umana potrebbe spingere l’uomo a fare in modo che almeno i grandi carnivori, con i quali può interagire, evitare che uccidano per nutrirsi, magari dando loro da mangiare gli animali che muoiono di morte naturale. Ma questa forse e solo un’utopia. Ma chissà, a volte le utopie…
Franco Libero Manco

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