La comunicazione su internet cambierà il mondo?




Alcuni psicostorici ritengono che solo le forme pensiero che siano
sostenute da immagini accompagnate da emozioni e sentimenti, oltre che
da intelligenza, possano essere recepite nel subconscio e quindi
entrare a far parte della cultura umana.


Infatti dal subconscio le forme pensiero vengono inizialmente
rielaborate in sogni, immaginazioni, invenzioni e  successivamente in
credenze, filosofie, religioni, ideologie, etc.


Il processo quindi della trasmissione  ed assimilazione  delle notizie
ricevute, nel contesto culturale umano,  è alquanto complesso e può
richiedere anni ed anni. In effetti le attuali forme pensiero, quelle
consolidate nelle nostra società, sono il risultato di una lenta
crescita all’interno della psiche collettiva, una crescita che è
iniziata parecchie centinaia e migliaia di anni fa…


Lo dimostra anche il fatto che le religioni -ad esempio- hanno durata
millenaria e non parlo solo del Cristianesimo o Giudaismo o Islamismo
che sono tutto sommato alquanto recenti, mi riferisco invece alle
religioni matristiche ed animistiche che hanno avuto incubazioni di
migliaia di anni…. e sono ancora presenti in vari modi nella nostra
cultura attuale. Questo perché come avviene in natura e nel mondo
della fisica   “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si
trasforma”.


La trasformazione comunicativa, sempre in corso perenne, ha subito una
forte accelerazione con internet, una accelerazione che è iniziata
prima in forma passiva con la radio e la televisione ed ora è
diventata interattiva con il web.  Ma torniamo alla questione iniziale
e vediamo se esiste una risposta, o più risposte alle domande, e qui
inserisco alcune ipotesi.


“….le previsioni sono sempre difficili e qualsiasi previsione è
ipotetica. Per quanto riguarda questo aspetto, dobbiamo riferirci alla
documentazione  storica. E la storia ci insegna che le grandi
rivoluzioni sono in realtà trasformazione del sistema comunicativo.

Con l’invenzione della stampa -ad esempio- il primo libro veicolato è
stato la Bibbia protestante, non quella controllata dalla Chiesa
cattolica…. da qui la forza di Lutero e  gli altri riformisti. Il
controllo del mezzo di comunicazione significa il controllo di tutto
il resto”. (Giorgio Vitali)


Ma vediamo bene, è forse possibile un controllo sui modi espressivi
della comunicazione?  In effetti anche l’ipotetico controllo deve
tener conto delle mutazioni in cui l’informazione e la trasmissione
del pensiero  si muove.   Succede così  una evoluzione fatale nella
conquista elettronica, come sta avvenendo  proprio su internet,
costruita inizialmente per motivi di supremazia militare e politica,
che alla fine si è democratizzata per forza propria.


La comunicazione interattiva, una volta avviata, ha preso il
sopravvento ed  il numero di messaggi partiti ed arrivati è
inestinguibile! La rincorsa del potere che cerca di correre ai ripari
è perlomeno altrettanto caotica che l’immissione stessa su internet di
notizie incontrollabili.


Chi detiene ipotetici poteri di controllo cerca di controbilanciare
quella messe di nuove idee come in passato fecero al Concilio di
Trento…  creando  realtà paramassoniche, i gesuiti, i dottrinari, gli
inquisitori mediatici ed altro ancora.   Ma alla fine  la diffusione
del pensiero laico  ed il recupero di dottrine esoteriche, tenute
“occulte” per ragioni di sicurezza, hanno preso il sopravvento sul
dogmatismo religioso.


Su internet  un nuovo processo informativo  (e siamo solo agli inizi!)
è ormai avviato e sarà  difficilissimo bloccarlo… ed a poco serve
l’utilizzo di altre  indicazioni veicolate dai Media facenti parte del
Sistema. Anzi, è proprio il gioco dell’ evasione, dell’inosservanza,
che consente ai “violatori” di trionfare  su internet.


Malgrado le varie visioni e strumentalizzazioni del  nuovo metodo di
comunicazione globale,  abbiamo comunque visto che gli “argomenti” che
più coinvolgono gli utenti sono in fondo sempre gli stessi:
religione, sesso, costume e qui aggiungerei anche “mito”, il mito è
infatti un elemento  ricorrente in ogni modo comunicativo, è il ponte
fra la realtà e la fantasia.


Su internet scorgiamo la sua presenza nelle cosiddette “leggende
metropolitane” ovvero storie immesse nel web al limite della
credibilità, storie che rappresentano quello che si vorrebbe  credere
vero e che magari viene anche ritenuto vero in uno spazio della mente.
Insomma attraverso queste cronache si ricrea il meccanismo della
narrazione primitiva della tribù attorno al fuoco  e delle avventure
raccontate che diedero origine alle immagini di draghi, chimere,
fantasmi, dei, demoni ed eroi. Sono  quelle “forme pensiero” in grado
di assumere una consistenza abbastanza forte da poter essere
ritrasmesse e divenire parte integrante della cultura.


Anche questo articolo, ovviamente, rientra in questo processo
formativo al limite del fantastico, in cui si dice e non si dice, si
evoca ma si distingue, ed in cui la realtà del web viene comparata al
sogno ed alla creazione onirica.


Paolo D'Arpini

Ramesh Balsekar: "Non si tratta di trovare una risposta"




L'illuminazione significa semplicemente che scompare il senso di un
agente personale. Tutte le azioni sono viste come azioni della
Totalità.

All'inizio, il senso della presenza è impersonale. Quando ti svegli al
mattino, il primo barlume di presenza è impersonale. Poi diventa 'io
sono questo e quello'. L'identificazione personale sopraggiunge in un
secondo tempo. All'origine c'è solo il senso della presenza, il senso
impersonale della presenza.


Cioè non sei un 'io', non provi il senso di essere un 'io'.

Nel caso del dolore, tu testimoni il dolore finché, a un certo punto,
diventi il dolore. Il testimoniare si trasforma nell'esperienza del
dolore senza nessuno sperimentatore gettato nel panico. C'è
l'esperienza del dolore. Tu sei l'esperienza. Nell'esperienza, di
profondo terrore o di indicibile estasi, non c'è nessuno che faccia
l'esperienza.

Ogni esperienza è sempre esperienza nell'attimo.

Coscienza, Comprensione, Testimoniare, Esperienza... indicano tutti la
stessa cosa. C'è solo l'esperienza, nel momento presente. Lo
sperimentatore nasce successivamente, quando il pensiero pensa
all'esperienza e dice: «Che esperienza tremenda». Ma nel momento
dell'esperienza c'era puro terrore, tu eri il terrore. Poi la mente fa
sua l'esperienza e la riproietta.
La mente concettuale conserva il ricordo di quel terrore e continua a
proiettarlo. Di qui nascono le nostre paure: dal ricordo. Le paure
sono semplici proiezioni della mente basate sul ricordo. L'esperienza
è sempre nel momento presente.

Non puoi lottare contro l'io. Accettalo, e abbandonalo. Questa
comprensione lo farà recedere lentamente sullo sfondo. Non si tratta
di tenere sotto controllo il corpo e la psiche. I sensi, le emozioni e
i pensieri devono fluire spontaneamente, nella fiducia che assumeranno
un'armonia naturale. Voler controllare a forza la mente è come voler
schiacciare le onde con un'asse. Un simile tentativo non farà che
aumentare l'agitazione. Tentare a forza di unificarci significa
tentare di sottomettere l'organismo a un governo dittatoriale.
Schiavitù è quando la mente desidera o si affligge per qualcosa. La
mente desidera l'illuminazione e si affligge perché non è ancora
illuminata. «Ci provo da dieci, dodici, venticinque anni, e non è
successo niente». La mente si affligge perché non è 'successo niente'.
Vuole che qualcosa accada, e si addolore se non accade. Liberazione è
quando la mente non vuole, non desidera e non si affligge, quando è
vuota, quando è aperta. Mente vuota non significa l'incapacità mentale
di un deficiente: è una mente aperta e attenta, non condizionata. Non
cerca niente, non è intasata da niente.
Non si tratta di trovare una risposta, ma del fatto che, non trovando
risposta, la mente si placa.  Questa comprensione riconduce l''io'
alla sua sorgente. Il problema nasce piuttosto dall'aver paura
dell''io'. Accetta l''io', e tutto il resto, come parte dell'attività
della Totalità, e osserva che cosa accade. Allora i problemi
cesseranno.


In che senso 'accettare l'io'?

La persona comune, che non è un cercatore, non si fa problemi riguardo
al proprio 'io'. È perfettamente soddisfatto di essere un 'io'. Ma, in
conseguenza di migliaia di anni di condizionamento, il cercatore si
sente dire: «L'io è il problema. Devi uccidere l'io, devi fare così,
dive fare cosà». All'inizio, il cercatore riceve il messaggio che
l''io' è il cattivo della situazione. «Devi sbarazzartene». Ma chi se
ne sbarazzerà? L''io' non è disposto a fare hara-kiri, oppone
resistenza.

Comprensione significa assenza di aspettative, accettare tutto ciò che
viene.  La comprensione si fonda sulla non opposizione. Lascia che le
cose seguano la loro strada. Allora, sorprendentemente, le cose
sembrano prendere una strada più facile, più leggera.

Quando cominci a chiederti chi è che respira? Quando qualcosa non va
nel tuo respiro. Solo allora sei consapevole del respiro. Qualcosa non
va nel tuo processo digestivo, e solo allora diventi consapevole della
digestione.

In genere non si è consapevoli di questi processi naturali. Il sistema
nervoso, che è quanto di più complesso si possa immaginare, il
meccanismo respiratorio, il processo della digestione, vanno tutti
avanti da sé. Non ne prendiamo consapevolezza finché qualcosa non va.
Perciò ti domando: «Come mai, allora, sei consapevole del problema
della vita?». Perché c'è qualcosa che decisamente non va nella vita.
Se la vita fosse naturale, come una tranquilla respirazione o una
buona digestione, vivere non sarebbe un problema. Se la vita è un
problema significa che non stai vivendo in modo naturale. Non stai
vivendo in modo spontaneo"

Estratto di dialoghi con Ramesh Balsekar - La coscienza parla

(Fonte: La meditazione come via)

Il bioregionalismo e le 12 madri d'Europa - Intervento per la Tavola Rotonda "Riciclaggio della Memoria" - Treia, 31 ottobre 2014 (con bozza di programma)




Una cosa che sempre mi ha fatto riflettere è la scoperta, fatta dai genetisti analizzando il genoma mitocondriale,  che le popolazioni europee discendono da 12 donne, presumibilmente emigrate dall'Africa (le loro tracce comunque partono dal Medio Oriente). Dodici apostole di vita e madri di tutti noi. Se poi consideriamo che nei secoli l'Italia è stata abitata  da centinaia di popolazioni diverse in continuo mescolamento fra loro, comprendiamo che l'identità bioregionale non può certamente essere basata sull'appartenenza genetica di una certa comunità che vive nel luogo, bensì sulla capacità di vivere in sintonia con il luogo e con tutti i suoi abitanti, animali compresi.

Il pensiero e l'ideologia e le religioni  alienano l'uomo dall'uomo e l'uomo dalla natura mentre il senso di comunità che sorge dal condividere l'esistenza nello stesso luogo è qualcosa di sano e di concreto. Questo è l'approccio bioregionale e questo è anche il modo in cui cerco di rapportarmi con gli altri e con l'ambiente da quando mi sono trasferito qui nelle Marche.

Avevo scritto di Treia che è "il centro del mondo"  come d'altronde qualsiasi altro luogo in cui si vive lo è, poiché il centro del mondo è ove si manifesta la presenza.

Nel sentirsi parte del luogo c’è da considerare anche l’aspetto emozionale e  “biologico” del pensiero, il pensiero non è solo speculativo o proiettivo, o perlomeno lo è solo nella sua forma visibile allorché si concretizza in una scelta abbinata ad un interesse precipuo (che sia quello di un io di una nazione o di una comunità in cui ci si riconosce). Siamo però consapevoli che la matrice del pensiero è “biologica”? Ed essa non tiene conto dei risvolti e delle conseguenze, se non in funzione di un “progetto” globale evolutivo (tentativi ed errori, causa ed effetto, chiamatelo come vi pare).

La mente è un ricetrasmettitore, è una radio od un televisore od un computer, ma l’operatore che immette dati e fa sì che i diversi programmi vengano sviluppati (sulla base di norme prestabilite e connaturate nelle capacità “tecniche” del mezzo stesso) è incontrollabile dal mezzo, essendo vero l’esatto contrario.

Bios è la “Forza” l’aggregazione che presume di incarnarla è solo il braccio che si muove… La decisione non è del braccio ma appare come tale. La Vita nella sua totalità inscindibile spinge e genera “creature” atte a manifestare il suo “gioco”. 


Un esempio pratico.. quando sorge un pensiero nella nostra mente ed in conseguenza a ciò prendiamo una “decisione”.. ci siamo mai chiesti da dove sorge quel pensiero? Quale è la “Forza” che lo rende visibile alla nostra mente?

Così è per tutto il resto: yin e yang, luce e tenebra, chiaroscuri necessari per il sogno! Ciò non ostante…  è “corretto” e “consono” che ci si muova e si agisca nel mondo secondo il proprio sentire (qualsiasi esso sia).

Quando, durante la campagna elettorale del 2013, Pier Luigi Bersani dichiarava  che uno dei primi obiettivi -se fosse eletto presidente del consiglio- sarebbe stato quello di concedere la cittadinanza ai figli di immigrati nati in Italia. A primo acchitto mi è sembrata una priorità esagerata, magari ci sono altre priorità più urgenti, però l'argomento merita una riflessione.

Infatti in  questi giorni gli italiani sono scossi e senza parole per la crisi economica  e stanno ritornando in auge discorsi corrosivi sulla unità nazionale. Nord contro sud, est contro ovest… Oggi l’Europa stenta ad affermare l’unità politica ed  anche nel piccolo  la separazione e lo scollamento sociale divengono più evidenti… Un ritorno al campanilismo, mentre la comunità locale sembra aver perso la capacità di esprimere solidarietà e collaborazione.

Ciò avviene persino fra compaesani.. tutti sono oggi inequivocabilmente percepiti alieni da ognuno di noi. Perciò è evidente che lo “straniero” è addirittura visto come un invasore e questo comporta uno scontro continuo fra le parti. Extracomunitari che si coalizzano contro gli italiani ed il contrario. Come si può in tal modo costruire una società umana decente? Mentre non si riconosce più nemmeno un membro della famiglia come nostro proprio come possiamo accettare ed accogliere chi non conosciamo, o pensiamo di non
conoscere?

Viviamo in un mondo di stranieri e noi stessi siamo stranieri in questo mondo. Eppure con la globalizzazione si presupponeva che la “razza globale”, il concetto di comune appartenenza alla Terra, divenisse un dato acquisito, una realtà. Purtroppo non è andata così, la mancanza di coesione nella società super-urbana e consumista è ormai evidente.

A volte può accadere che anche in una piccola città, come Macerata (che conosco abbastanza bene), la gente vive nello stesso palazzo e non si conosce, talvolta nemmeno si saluta né si interessa dei propri vicini, ognuno è estraneo all’altro. Ecco il “contesto civile” nel quale ci siamo smarriti ed ora dobbiamo ritrovare la strada verso “casa”. La Casa di Tutti.

Il separatismo  ci sta facendo alienare l'un l'altro, e con il regionalismo fiscale e la lotta alla scuola pubblica ed al pubblico impiego, sembra acquistare impeto una nuova spinta centrifuga. Nuove entità economiche, basate sulla produttività amorfa (precariato, call center, veline, prostituzione in tutte le forme, corruzione, etc), sono in cerca di affermazione riconosciuta, mentre le forze sociali sane, legate alla reale produzione di beni necessari,  cercano di scalfire il monolite dello Stato e percuotono le mura (senza porte) di una apparente legalità democratica che più non regge le sorti della nazione.

Vediamo inoltre che  i vecchi equilibri basati su una appartenenza etnica o culturale non sono più sufficienti a tenere incollata la società. Gli umani nel tentativo di uniformasi alla globalità hanno perso il senso della dignità e del rispetto per la diversità. Ancora ed ancora si distingue e si giudica. Non però nella pianificazione economica e sociale saldamente in mano a pochi "tecnici" esperti…

Ritengo comunque che per una opposta tendenza compensativa succederà che questa “separazione” sfocerà necessariamente al ri-accostamento interiore e dell’uomo verso l’uomo. In fondo quanto possiamo separarci da noi stessi senza perire?

Ecco infine che l’allontanamento si trasforma in avvicinamento…

La vita è elastica e non può andare in una sola direzione. Ora sorge la necessità di nuove forme di equilibrio, più radicate nella coscienza della comune appartenenza alla vita. Un avvicinamento alla coscienza universale. Infatti il senso di comune appartenenza porta alla condivisione del criterio di vita, ad atteggiamenti simbiotici e ad uno stato di coscienza comunitario. L’evoluzione spirituale richiede che le persone non si riconoscano più nelle mode, negli sport, nel glamour, nel colore della pelle, nelle religioni o ideologie, etc. 

Separazione è solo un concetto per giustificare degli “indirizzi” personalistici ed egoici, è una frattura radicale che spacca il mondo e l’essere in due. Il diritto di abitare nel “condominio terra”, non può essere codificato dalla nascita, dall’etnia, dalla nazionalità o dalla condizione economica, etc. bensì dalla capacità di rapportarsi al luogo in cui si vive in sintonia con l’esistente.

L’uomo, la specie umana nella sua totalità, e l’ambiente vitale sono un’entità indivisibile. Perciò il passo primo da compiere, per il “Ritorno a Casa”, è l’accettazione delle differenze, viste come fatti caratteriali che al massimo (in caso di persistente negligenza morale) possono essere ‘curate’ allo stesso modo di una idiosincrasia/malattia interna.

L’uomo ha bisogno di riconoscersi ‘unico’ nella sua individualità, che assomiglia ad un cristallo di neve nella massa di neve, ma nella consapevolezza di appartenere all’unica specie umana. Non passerà molto tempo -mi auguro- che le divisioni artificiali operate dalla mente speculativa scompariranno completamente ed al loro posto subentrerà un nuovo spirito di fratellanza, partendo dal presupposto delle reali somiglianze e della coesistenza pacifica.

Queste somiglianze, in una società sempre più vicina, renderanno l’uomo capace di capire il suo prossimo, in piena libertà, e di amarlo come realmente merita. Tutti abitanti dello stesso pianeta, tutti a casa!

Paolo D'Arpini


Rete Bioregionale Italiana
Via Sacchette 15/a - Treia (MC)
Tel. 0733/216293
E-mail: bioregionalismo.treia@gmail.com


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Con il Patrocinio morale del Comune e della Proloco di Treia


"Riciclaggio della Memoria"  Treia
31 ottobre 2014


Programma (in progress):

h. 10.00 – Escursione erboristica con Sonia Baldoni, sibilla delle erbe. Partenza dal Circolo vegetariano VV.TT. Vicolo Sacchette 15/a – Treia

h. 13.00 – Ritorno al Circolo e convivio con le erbe raccolte ed il cibo vegetariano da ognuno portato

h. 15.00 – Passeggiata turistica nel Centro Storico



h. 17.00 – Sala Consiliare del Comune, Piazza della Repubblica  - Benvenuto del Sindaco Franco Capponi e dei responsabili istituzionali

Tavola Rotonda: “Riciclaggio della Memoria” e presentazione del libro omonimo. Moderatore: Michele Meomartino, Pres. Ass. Olis.
Interventi: Enzo Catani, archeologo; 
Amerigo Costantini, scrittore; 
Lucilla Pavoni, scrittrice; 
Alberto Pompili, restauratore;
Caterina Regazzi, medico veterinario.  
Conclusioni  di Paolo D'Arpini, autore del testo.


Alle pareti - Opere di Domenico Fratini e Rolando Sanpaolesi

Interventi musicali – Esecuzione di Aria di Stelle

Proiezione diapositive - Nazareno Crispiani e Luigi Lausdei

Esposizione agricola bioregionale – Produzione di Gigliola Rosciani


h. 19.30 – Ritorno al Circolo e celebrazione della Vigilia di Ognissanti al lume di candela, con canti, meditazione e distribuzione di “prasad”


La manifestazione è libera 
Info. Tel. 0733/216293 – 333.6023090

Accettarsi nel sì e nel no



Vorrei oggi parlare di qualcosa che sembra ampiamente frainteso nella
comunità "spirituale".

Se accettiamo profondamente come siamo, e  profondamente accettiamo le
situazioni  come si  presentano, e siamo in grado di   accettare gli
altri come sono, significa dover  dire  "sì" a tutto e tutti, anche se
il "sì" porta ad altra violenza?   In verità un tale atteggiamento ci
rende passivi e lasciamo che gli altri camminino su di noi.

Se diciamo "tutto è ok",  vuol dire che rinunciamo alla nostra
capacità di discernere?

Certo che no. L'accettazione è così vasta in profondità che comprende
sia il  "sì"  che il  "no" alle situazioni della  vita.

Per esempio, qualunque sia la profondità del tuo amore per quella
persona se qualcuno ti picchia ogni sera,  ti sembrerebbe
intelligente, generoso, saggio o illuminato (nel senso illuminato di
queste parole) continuare ad autorizzarlo, dicendo "sì", in modo
esplicito ma implicitamente  sperando che egli senta nel profondo che
quel "sì" vuol dire si "no"?

Dire "no" alla violenza, abuso, o qualsiasi cosa che suoni sbagliato
in voi, non è lo stesso che dire "no" alla vita. Dire "no" non è
necessariamente una resistenza alla vita. E' così importante
comprendere ciò.

Quante volte diciamo "sì",  mentre dentro di noi  riteniamo che sia un
"no", e viceversa? Se davvero vogliamo dire "no", se quel  "no" è la
nostra profonda verità,  dire "sì" è una menzogna in quel momento,
perché disonora la verità vivente dell'esistenza, della vita in
movimento in voi, attraverso di voi, come voi.

Quel povero piccolo "no" ha solo bisogno di un po' di attenzione amorevole ...

Spesso diciamo "sì", perché stiamo cercando di mantenere una certa
immagine di noi stessi. Vogliamo essere visti come uomini di
Compassione. Qualcuno che dice sempre sì, positivo, forse per voler
significare che si accetta tutto ciò che accade.
Facciamo la parte di chi non vuole esser visto come "negativo" o guastafeste.
Che peso dover far finta !?

Questo insegnamento non serve a  creare  nuove immagini di te stesso.
È  per liberarti da tutte le tue immagini.

Se un insetto nocivo comincia a mangiare la tua pelle o il tuo sangue,
non è forse normale  adottare misure per eliminare l'insetto?  In
questo caso dire "no"  non vuol dire  che siamo in guerra contro
l'insetto. Non si sente odio. Non è un  nemico mortale. Questa azione
rientra nella vita stessa,  per come sei tu.  In tal modo, osservando
attraverso l'occhio universale anche la rimozione dell'insetto è
affermare la vita, non resisterle.

Così affermi la  sua sacralità e mistero. Tu dici sì alla vita tutte
le sue manifestazioni - tra cui l'evento in cui l'insetto viene
rimosso dalla pelle umana, nel modo meno violento (se possibile). Non
mi sembra intelligente né onesto fingere di accettare l'insetto.
Sostenere di dire "sì" alle sue punture non significa accettare la
vita poiché in questo senso anche  un "no" è valido  per accettare la
vita.

Naturalmente, nessuno può dire quando un "sì" o "no"  sia adatto per
noi in quel momento. Questo "sì" o "no" è nel profondo "io" che tutti
noi ci troviamo. Forse alcuni di noi sono più tolleranti verso gli
insetti. Non lo so. Ma questo non è il problema.

La profonda accettazione di quel che sei è abbastanza grande per un
"no" o "sì" del momento. Questi due movimenti sono contenuti
nell'incondizionato e  sono sempre presenti. Questo è  il Sì che
davvero ci vuole - senza un  altrimenti.  E tu non stai cercando di
mostrarti  come una "persona di accettazione profonda",  qualcuno che
non dice mai no.

Non serve artificialmente mantenere  un'immagine spirituale.  Occorre
ricordare che tu sei oltre l'immagine, al di là di tutte le immagini -
tu sei la vita stessa. Ed è per onorare la vita che vivi. E a volte
onorare la vita è espresso da un "No" forte,  amorevole e
intelligente.

Quel "No" esprime  chiarezza e verità, senza odio, senza violenza,
senza attaccamento a qualsiasi risultato, senza cercare di mantenere
una delle seguenti foto di te è davvero un grande Sì alla vita.

Pochi giorni fa ho dovuto bannare qualcuno dalla mia Pagina Facebook,
qualcuno che insultava gli altri membri da mesi,  definendoli  "malati
di mente", ecc, e aveva ignorato tutti i miei avvertimenti e le mie
offerte di aiuto. Questo è un buon esempio di "No" da un più profondo
SI. Questa persona era chiaramente in una grave  sofferenza
psicologica, ma non si è  aperto a alcun aiuto, credendosi di sopra di
tutti. Il divieto non era un "no" a lui o "no" alla vita stessa.  Non
era un rifiuto di lui o  una sentenza contro di lui, in quanto  essere
che vive e respira nella sofferenza. E' stato invero  un esempio di
"Sì" alla vita mascherato da un "no" per cancellare il comportamento
recidivo in quel contesto specifico in quel momento. Non c'è stata
violenza associata, non amarezza. E 'stata commovente accettazione di
una legittima preferenza.

E posso pure capire che tutto è al suo posto giusto ed avviene al
momento giusto.

Le preferenze non sono necessariamente sentenze, e non sono "contro"
la vita in alcun modo. Il "No" a una data circostanza negativa è
abbracciato al grande cosmico SÌ,  siamo.

Jeff Foster

(Traduzione di Paolo D'Arpini)

La Terra è la nostra casa e Umanità è la capacità di riconoscersi con tutto ciò che vive...




Parecchi anni fa aiutai l'amico Peter Boom a rendere in italiano “2020
- Il nuovo Messia” un libricino di fanta-ecologia in cui si immagina
la fine del mondo in seguito ad una serie di catastrofi ecologiche
causate dall'uomo. A quel tempo, primi anni '90 del secolo scorso, già
facevo parte del nascente filone bioregionale e della “deep ecology”
(come allora si diceva), e trovai interessanti le tesi di Peter, che
immaginava un goffo tentativo da parte dei potenti di salvarsi dalla
distruzione planetaria per mezzo di “una nuova arca” (che accogliesse
loro stessi e le loro donne) e finì miseramente in un boato atomico
autodistruttivo. Insomma l'interrogativo era ed è se gli umani saranno
in grado di ereditare la terra..

I mondi dell'uomo sono molteplici ma tutti nel pensiero.. uno solo è
reale: questa Terra. Se non siamo in grado di conservare la nostra
vita onorevolmente sulla Terra come potremo sperare la salvezza
emigrando su altri pianeti? Come potremo sperare di essere accolti nel
consesso della vita universale extraterrestre se non siamo stati in
grado nemmeno di mantenere la vita sul nostro piccolo pianeta? Con ciò
ritengo che l'esperimento della nostra sopravvivenza deve potersi
avverare qui dove siamo... Inutile sperare in colonie sulla Luna, su
Marte o su Venere.. inutile cercare l'acqua su quei mondi desolati se
qui -dove ce ne è tanta- non siamo in grado di mantenerla pulita.

Eppure già ci furono diversi scienziati e spiritualisti illuminati che
sin dagli albori della società dei consumi avvertivano l'uomo del
rischio di uscir fuori dai binari dell'equilibrio scienza/vita. Oggi
il treno umano sta deragliando con scintillio di schegge impazzite:
OGM, avvelenamento chimico metodico della terra e dell'acqua, energia
atomica sporca, deperimento sociale e morale, urbanizzazione
selvaggia, distruzione delle risorse accumulate in millenni dalla
natura, etc.

L'uomo nel corso della sua breve storia ha enormemente trasformato la
faccia della Terra, perché egli può deliberatamente modificare quasi
tutto quel che costituisce il suo ambiente naturale e controllare quel
che cresce e vive in esso.

La trama della vita è però tanto delicata e tanto legati sono tra loro
il clima, il terreno, le piante e gli animali, che se una componente
di questo complesso viene violentemente modificato, se alcuni fili
vengono tagliati all'improvviso, l'intero complesso subisce una
modificazione. Questo è il significato intrinseco del Bioregionalismo
e dell'Ecologia Profonda.

Per centinaia di anni -e soprattutto nell'ultimo secolo- l'uomo è
stato la causa di deturpazioni, stermini ed alterazioni profonde... e
questo malgrado la sua contemporanea capacità di creare abbellimento
ed armonia. Il potere intellettivo che consente all'uomo di progettare
e costruire è lo stesso che gli consente di distruggere. Con l'aumento
smisurato della popolazione umana la capacità di procurare danni
materiali come pure l'affinamento del pensiero e della riflessione
sono cresciuti esponenzialmente.

Purtroppo questa nostra Terra non è un Paese di Bengodi od un corno
dell'eterna abbondanza... le risorse del pianeta, pazientemente
accumulate e risparmiate nel suo ventre, sono ora in fase di
esaurimento. La biodiversità e la purezza del genoma vitale sono
sempre più a rischio... molte specie animali resistono solo negli zoo
o nei giardini botanici. In tutto il mondo moderno ogni nuova impresa
economica e scientifica viene seguita da peste e malanni, lo sviluppo
continuo equivale al consumo accelerato dei beni, nella incapacità di
recupero ambientale e ripristino da parte della natura.

Occorre da subito e con la massima serietà e determinazione fermare la
caduta, preservando le risorse residue e quel che rimane della vita
selvatica, non solo per il mantenimento della bellezza naturalistica
ma soprattutto perché l'armonia complessiva, cioè la reale
sopravvivenza della comunità dei viventi (e dell'uomo stesso) dipende
da quelle componenti.

Il futuro dell'umanità, infatti, non sta nella sua colonizzazione di
altri pianeti del sistema solare bensì nella sua abilità di conservare
la vita sul pianeta Terra.

Per questa ragione la biologia, l'ecologia profonda, la spiritualità
della natura sono aspetti essenziali del nuovo paradigma coscienziale.
Uno dei più grandi misteri vitali, che abbiamo il dovere di affrontare
e risolvere, è quello relativo alla nostra vera natura. Ma le
religioni e la scienza non saranno mai in grado di darci una risposta
se non cominciamo a cercarla direttamente in noi ed attorno a noi.
Altrimenti non saremo in grado di uscire dal meccanismo ripetitivo
delle guerre, dello sfruttamento insensibile, dei conflitti razziali e
interspecisti.

Umanità non è solo simbolizzata da questi bipedi antropomorfi e non è
solo un agglomerato organico definito “corpo”. Possiamo dire che
Umanità è la capacità di riconoscersi con tutto ciò che vive e pulsa
energeticamente dentro e fuori di noi.

La Terra è la nostra casa, l'abbiamo avuta in eredità da un lento e
laborioso processo globale della vita, ma siamo sicuri di poterla
lasciare a nostra volta alle generazioni future nella stessa integrità
e opulenza nella quale noi l'abbiamo ricevuta? La dignità umana si
gioca anche in questo, accettiamo dunque la sfida posta alla nostra
intelligenza.

L'evoluzione ha una direzione univoca, la crescita della Coscienza,
restiamo in essa!


Paolo D'Arpini