Uomini ed animali come vivevano insieme un dì.... nella natura


Penso a quando si viveva in modo semplice e naturale, ma non per questo meno appagante (tranne per chi a 9 anni doveva fare la guardia alle pecore per tirare avanti – ma che genitori o che situazione aveva quella persona? Mia nonna a 9 anni faceva la sfoglia e badava ai fratelli, ma in campagna ci andavano suo padre e sua madre! Sempre molto meglio che badare solo alle pecore).
Ormai ci siamo fatti prendere da un ingranaggio che si autoalimenta e non mi sembra che ancora ci sia abbastanza coscienza per cominciare almeno a scardinarlo, ammesso che l’essere umano lo voglia.
Una volta si viveva in una comunità piccola o piccolissima, i mezzi di produzione erano limitati, ma si aveva comunque bisogno di soddisfare i bisogni essenziali che sono simili a quelli degli animali, in fondo: mangiare, bere (nutrire il corpo), tenersi puliti, proteggere il corpo, avere un riparo, riprodursi e allevare la prole, preparandola per la vita. Da sempre l’uomo, poi, a differenza degli animali ha avuto l’estro di manifestare qualcosa di altro, la sua intima natura, con mille mezzi, la musica, la scrittura, la scultura, la coltivazione di piante ornamentali, dando manifestazione all’amore per il bello (e possibilmente buono).
Per svolgere queste attività non ci sarebbe bisogno di altro che di quello che la Natura (quella che io considero la Madre) ci ha dato: mani, braccia, gambe, occhi, voce, terra, acqua, aria, fuoco, legno e tutte le loro combinazioni possibili.
Ognuno era capace di fare diverse cose e pur nella divisione dei compiti all’interno della comunità, la sopravvivenza nella singola famiglia o meglio ancora nella comunità, era garantita, a parte durante le calamità naturali.
La divisione dei compiti e l’industrializzazione (di cui la catena di montaggio è l’emblema più disumano e tragico) ha portato alla contrapposizione tra gli esseri umani, alla sostituzione del baratto con la moneta e alla tendenza a far valere sempre di più il proprio lavoro o il proprio servizio a discapito di quello degli altri………….
Faccio un’ipotesi assurda, quasi fantascientifica: se un allevatore, un piccolo allevatore (12 bovini all’ingrasso, per esempio) sapesse che allevando un bovino per 30 mesi durante i quali consuma un tot di quintali di foraggio, acqua e altri beni di produzione  può avere in cambio, che so, un armadio fatto dal falegname del stesso paese, che conosce e del cui lavoro ha fiducia, non avrebbe bisogno di imbrogliare.
Una volta c’era una pubblicità molto acuta che diceva : “La fiducia è una cosa seria che si da alle cose serie”…. pochi produttori si azzarderebbero oggi a fare una pubblicità del genere, la fiducia è una condizione che raramente si ha e si da e sembra quasi che i mezzi di stampa non facciano altro che sobillare la non- fiducia dei consumatori verso i produttori, probabilmente per fare in modo che questo sistema di controlli, costosissimi, tra l’altro, si mantenga in vita continuando a vivere su se stesso, dandosi la motivazione della necessità della propria esistenza. 
Ci sarebbero altre cose da dire sul discorso vegetariano e non vegetariano  e  -in fondo- il discorso non si applica solo all’allevamento, ma a tutto il sistema economico-produttivo e poi, non so, non sono un economista. … La strada verso la verità  è fatta anche di buche e di rami posti di traverso e fra inciampi e cadute, si va….. dove si va? Chi mai lo sa?
Dr. Antonio Lamarca

Ultimo atto per la nascita del Grande Israele: il ritorno a casa dei "marrani"



Premessa - Uno scritto molto opportuno che ci  fa capire due cose. La prima riguarda Torquemada. Sapevo che il personaggio era ebreo, marrano meno non si sa. Oggi so che le persecuzioni contro i Marrani erano ambivalenti. Da una parte dovevano servire a bloccare interferenze ideologiche nella dottrina della Chiesa. Infatti gli auto da fé riguardavano solo gli intellettuali. Ma servivano anche a dissuadere gli ebrei dal farsi marrani. Per quanto riguarda i cristiani rinati, quelli ossequiati da Bush, sappiamo finalmente il significato del termine. GV 

"O ETERNO FA TORNARE I NOSTRI CHE SONO IN CATTIVITA’, COME TORNANO I FIUMI NELLA TERRA DEL NEGEV” (Salmo 126:4)
L’ultimo esodo: la restaurazione dei marrani.
Questo salmo profetico parla di un ritorno di Israele nel mezzogiorno del paese, ma insieme parla di fiumi che irrigheranno il deserto del Negev.
Molti profeti parlano della restaurazione finale del popolo d’Israele sulla sua terra , che precederà il Ritorno del Messia e la Sua glorificazione.
Nel corso della nostra vita abbiamo visto, non solo la rinascita della Nazione d’Israele, ma anche ondate di emigrazione e restaurazione su Heretz Israel.
Dalle ceneri della morte dei campi di concentramento, i profughi dell’Europa sono rifioriti e hanno fatto rifiorire la terra d’Israele che noi oggi ammiriamo.
Solo 20 anni fa, quello che sembrava l’impero chiuso della cortina di ferro, l’Unione Sovietica, si sbriciolava come un castello di sabbia rilasciando milioni di Figli di Israele che sono poi tornati ad abitare la terra dei padri.
Tuttavia, anche in quelli che leggono la Bibbia, si infiltra una mentalità incredula che prende per ovvie le profezie anche quando si avverano, ma ne dubita quando sono annunciate.
L’esistenza della Nazione di Israele oggi è data per scontata da quelli che un secolo fa erano increduli e avversari, a cominciare dagli studiosi della Bibbia. Ma gli stessi sorridono all’idea profetica di un completo ritorno d’Israele sulla terra. I cristiani sono più interessati alla vita eterna e al regno dei cieli che al Regno di Dio.
Oggi siamo davanti a un’altro passaggio profetico che sfida la nostra fede e seppellisce il cinismo degli increduli.
Il profeta Isaia al cap. 61 v.8 fa un annuncio specifico: “Chi sono costoro che volano come una nuvola, come colombi verso il loro colombario? Sono le isole che sperano in me, ed avranno alla loro testa le navi di Tarsis, per ricondurre i tuoi figli da lontano col loro oro e col loro argento, per onorare il nome dell’Eterno , tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti avrà glorificata.”
Dal tempo del profeta Jona ,Tarsis è inequivocabilmente una città fenicia della Spagna.
Dunque il profeta sta affermando che negli ultimi tempi il Signore farà volare come colombi i discendenti dei deportati dalla Spagna, per stabilirli sulla terra d’Israele al solo scopo d’onorare il Nome del Signore. Più chiaro di così? Chi può porre le sue obiezioni?
L’ultimo esodo sarà più grande dei primi e soprattutto sarà quello che precederà la glorificazione del Messia Gesù. Stiamo parlando del riconoscimento e del ritorno degli ebrei Marrani, i discendenti di Sefarad- Spagna.
Oggi si calcola che un numero impressionante, nell’ordine di milioni, di Marrani-Anussim siano discendenti dagli ebrei di Spagna perseguitati e torturati dall’inquisizione cattolica.
Fino ad oggi non sono stati riconosciuti come ebrei, ma oggi lo Stato d’Israele sta seriamente considerando la loro appartenenza al popolo eletto e il loro diritto a ritornare sulla terra.
Da dove origina questa storia?
Dopo la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio, i generali dell’imperatore Tito portarono con sé, come bottino di guerra, migliaia di schiavi Ebrei. Di questi molti finirono sul mercato degli schiavi dell’epoca, lungo le coste del Nord Africa e in Grecia. Di ciò ci parla il profeta Gioele al cap. 3. Cinque mila di loro andarono a coltivare le tenute agricole dei generali romani nella città di Oria (Taranto), altri 5 mila a Siracusa, più di 30 mila furono deportati nella città di Cartaghena nella Spagna del Sud.
Dal 70 D.C. al 1492, anno della loro cacciata dalla Spagna in seguito al decreto di espulsione di Granata firmato da Ferdinando e Isabella la cattolica, i Giudei della Spagna rimasero e prosperarono sotto la dominazione musulmana. Ciò era possibile grazie alla legge del Dimi (diritto di tutela previsto dal Corano), che proteggeva i non musulmani in cambio di una tassa e accordava loro condizioni di vita più sopportabili di quelle inflitte dal dominio cattolico.
Per questo motivo, all’inizio dell’età moderna la maggioranza del popolo d’Israele si trovava in Spagna, da dove si disperse e fuggì in tutta Europa.
L’ottusità teologica del cattolicesimo romano e la nascita dell’idea-nazione formata da un solo popolo legato al concetto di patria e religione, provocò in Spagna fra le più grandi persecuzioni contro il popolo d’Israele e contro le minoranze.
L’anno cruciale fu il 1391, detto della disputa di Tortona, in cui i rabbini ebrei furono costretti a difendere i principi della religione di Mosè contro i dogmi tenebrosi di teologi cattolici.
Il risultato fu la sobillazione delle classi popolari contro le Giuderie con inevitabili massacri e persecuzioni di ogni genere.
Davanti a tanto orrore molti ebrei accettarono il battesimo, nella maggior parte forzato, e in alcuni casi volontario. Nacque così una nuova categoria, quella dell’ Ebreo detto Marrano.
Volgarmente questo termine era usato dal popolino cattolico per apostrofare come Maiali i giudei. Nei fumetti Zio Paperone apostrofava il povero Paperino dandogli del “Vil Marrano” quando non soggiaceva alle sue aspettative.
In realtà il termine Marrano dagli ebrei veniva usato nel significato aramaico e cioè Signore.
Tra i Marrani vi erano coloro che speravano e aspettavano la venuta del Signore: Maran Atà. La persecuzione subita e la salvezza ritrovata, erano un motivo fondante della religione di questi Marrani, che avevano così la consolazione che il Signore non li aveva abbandonati. Dalla consolazione e dal credere nella venuta del Messia che porta la pace, e nel regno Millenario, trassero origine i movimenti messianici, soprattutto nel ’500, con al centro l’idea della restaurazione d’Israele: molti di loro cercavano di raggiungere la Terra promessa per assistere al ritorno del Messia. E’ per questo motivo che oggi possiamo ammirare le meravigliose sinagoghe Sefardite di Safed, dove ancora oggi si celebra in lingua castigliana.
Tornando al XV secolo in Spagna, l’effetto imprevisto delle conversioni e dei battesimi di massa fu che ai Marrani, che mantenevano il loro giudaismo, ma professavano la loro fede in Gesù, furono accordati i diritti civili di tutti gli Spagnoli. I Marrani battezzatisi poterono affermarsi socialmente ed economicamente, così videro spalancarsi le porte per tutte le professioni della Spagna di allora.
Di fronte a questo si assistette alla rivolta della nobiltà spagnola, gli Hidalgo indolenti e passivi, che si videro sorpassati dal successo e dall’ascesa dei Marrani, divenuti intanto banchieri, consiglieri del Re e persino vescovi e cardinali, raggiungendo posizioni sociali invidiabili.
In risposta a questo fenomeno nacque l’Inquisizione e l’invenzione di un concetto diabolico: il cristianos nuevos o conversos.
Nell’idea del fondatore dell’Inquisizione, il domenicano Torquemada, confessore della regina Isabella, poteva essere cristiano solo chi aveva ascendenze cristiane, così che tutti quelli che si erano convertiti e battezzati, ma avevano i nonni ebrei, non potevano più essere riconosciuti come sudditi cattolici.
Un’assurdo teologico aveva creato un nuovo tipo di vittima-martire, il Marrano o Anussim (Violentato). Prima si chiedeva di convertirsi e battezzarsi, poi si diceva che era impossibile essere cristiani se non si aveva un nonno cristiano. Nacque il concetto di “limpieza de sangre”: si era cristiani solo per discendenza e per appartenenza etnica e ogni mescolanza matrimoniale era vietata. Un triste anticipo della purezza della razza, praticata nefastamente dal nazi-fascismo.
Quelli che si erano battezzati, essendo portatori del “sacramento” del battesimo, dovevano essere indagati e torturati perché non si poteva permettere che il battesimo fosse “profanato”. Chi era sospettato di pratiche giudaiche nascoste veniva messo al rogo.
Si accesero i roghi e gli auto da Fè e migliaia di ebrei battezzati furono catturati, torturati e bruciati.
Di fatto agli ebrei vennero confiscati i loro beni che finirono nelle casse dell’Inquisizione e del re. Il Papa stesso che aveva autorizzato l’inquisizione cercò di porvi un freno. Fu lì che iniziò il calvario del popolo Marrano che cercò in tutti i modi di sfuggire alla persecuzione e di salvare la vita e i beni.
Da una parte trattati come rinnegati apostati dai fratelli ebrei per aver cercato la salvezza col battesimo, dall’altra venivano indagati come finti cristiani dai cattolici. Si formò così un nuovo popolo con una doppia identità, giudeo-cristiana, che doveva salvarsi tra incudine e martello.
A ben vedere si riapriva quell’antica  divisione all’interno del popolo d’Israele che si era verificata al tempo degli Apostoli  tra chi credeva in Yeshua e chi no. Quella volta fu a causa della persecuzione dei romani.
La prima ondata migratoria dalla Spagna si indirizzò verso il Portogallo. Sei anni dopo, il figlio del re del Portogallo sposò la figlia di Ferdinando re di Spagna, che pose come condizione di nozze la persecuzione dei Marrani che abitavano in Portogallo. In un solo rogo a Lisbona furono bruciati migliaia di Marrani, davanti alla cattedrale cattolica che cantava le lodi a dio.
Stessa sorte toccò agli ebrei dell’Italia meridionale, che a quel tempo era sotto il dominio della Spagna. Ogni decisione presa in quel paese aveva ripercussioni analoghe nel Regno di Napoli.
Furono quelli gli anni delle grandi scoperte geografiche di Colombo, Vasco de Gama, Magellano, Vespucci, Cabral, che a scuola ci vengono raccontate come l’epopea delle grandi scoperte, che in realtà furono dettate dalla necessità di trovare delle vie di fuga dalla persecuzione. Colombo stesso era un Marrano e molti membri degli equipaggi erano giudei.
In seguito all’instaurarsi della Inquisizione in Portogallo,  i Marrani da commercianti quali erano, fuggirono verso i grandi porti del Mediterraneo e del nord Europa, e in seguito verso le nascenti comunità delle Americhe.
Grazie alle loro abilità mercantili si stabilirono in città come Napoli, Genova, Venezia, Livorno, Ancona e altri principati dell’Italia rinascimentale; e inoltre Salonicco, Tunisi, Costantinopoli, Anversa, Amsterdam, Amburgo ecc. Questi porti abitati da comunità di famiglie Marrane imparentate tra loro, divennero i nodi di una fiorente rete commerciale che andava dal Mediterraneo, all’Atlantico, al Mare del nord. Nacquero nuove città come Livorno e Pesaro.
Ancora una volta dove il peccato dell’Inquisizione era abbondato, la grazia e la prosperità sovrabbondarono. Nacque una classe di ricchi mercanti che facilitavano l’accoglienza e la fuga di correligionari meno fortunati. Fu in queste circostanze economiche che la repubblica di Venezia affidò a loro i commerci e nacquero le lettere di credito e gli assegni (cosa che lasciava sbigottiti i pirati che non trovavano più l’oro a bordo dei navigli). Nelle nuove città aveva grande valore la libertà di religione, per cui molti ritornarono all’ebraismo, mentre molti altri si convertirono al protestantesimo. Venezia grazie a loro divenne il più grande mercato di libri e Bibbie poliglotte, Nuovo Testamento incluso. La prima copia del Corano fu stampata a Venezia e non in un paese arabo.
La fede biblica si coniugava con la tolleranza.
L’inquisizione era però così accanita contro i Conversos o Cristianos Nuevos che li raggiungeva anche nelle nuove città. Fu così che il Gran duca di Toscana Cosimo dei Medici, inserì nelle Patenti livornine la clausola che la città di Livorno era aperta a tutti, ma interdetta ai soli gesuiti, per proteggere i suoi ricchi e operosi ospiti Marrani dalle persecuzioni dei tribunali papalini.
L’inquisizione formò tribunali in Spagna, in tutti i paesi del Sud America e d’Italia celebrando processi e praticando la tortura e il rogo fino al 1800.
In tutto questo tempo la caratteristica della religione di un aparte dei Marrani era quella di ebrei che credevano ancora in Yeshua di Nazaret come il Messia d’Israele. In tutti i paesi latini, compresa l’Italia meridionale, l’osservanza della Torà era un culto clandestino.
Grandi Marrani furono Baruch Spinosa ad Amsterdam e Abrabanel a Napoli e Venezia.
La storia dei marrani negli ultimi due secoli si obnubilò nell’assimilazione, ma sappiamo che grandi masse di Marrani emigrarono in tutte le colonie spagnole, dal Messico al sud America, e dall’Italia meridionale furono definitivamente cacciati dal viceré spagnolo del regno di Napoli nel 1510.
I Marrani che rimasero per forza di sopravvivenza si assimilarono ai cattolici, ma mantennero il fuoco giudaico sotto la cenere.
Cosa accade oggi.
Come dice il profeta Abdia al verso 22: “i deportati di Gerusalemme che sono a Sefarad (Spagna) possederanno le città del Neghev… e il Regno sarà del Signore.”
Le sue parole sono scritte nei cieli e dunque si adempiranno. Il salmo 126:4 parla di un ritorno nel Negev e il profeta Geremia 32: 42-43, inequivocabilmente parla di una terra che sarà riscattata e ripopolata.
Oggi assistiamo ad una pioggia dello Spirito Santo per cui migliaia di credenti evangelici ritrovano la loro origine e benedizione giudaica, riscoprendo le loro radici ebraiche e chiedendo di essere parte del Popolo di Israele con la prospettiva di andare ad abitare e fecondare la terra del sud di Israele.
Siamo davanti all’ultimo esodo che si compirà secondo le promesse che il Signore ha assegnato ai discendenti degli schiavi di Spagna.
Oggi vi sono migliaia di cristiani nati di nuovo che in più sono discendenti dei Cristianos Nuevos, cioè discendenti d’Israele, figli degli ebrei di Spagna, Brasile, Messico, Stati Uniti, Olanda, Spagna, Italia e altri paesi del Mediterraneo. Sono credenti in Yeshua che portano il segno della benedizione d’Israele.
La salvezza è per grazia mediante la fede, ma le promesse di Dio sono secondo il patto e le benedizione dei Padri. La Parola del Signore non cadrà a vuoto ed Egli non permetterà che la benedizione della Promessa fatta ad Abrahamo, Isacco, Giacobbe e David cada a terra.
Lo stato d’Israele nella sua accondiscendenza verso il giudaismo ortodosso chiede che chi vuole appartenere ad Israele deve “ battezzarsi giudeo”. Ma i credenti in Yeshua, che si sentono figli di Israele a causa delle benedizioni dei Patriarchi, dei loro cognomi, del DNA o della testimonianza di famiglia, vogliono essere accettati nella loro libertà.
Non vogliono subire per la seconda volta una conversione forzata! Chi è l’uomo che può giudicare le promesse e la discendenza della famiglia di Dio?
Un tempo nuovo è giunto, l’ultimo Esodo sta per cominciare e un popolo attraverserà il grande mare.
J.M.

Calcata: furto di mutande in piazza... e la storia dell'indumento più sexy


Calcata - Furto di mutande in piazza

Ricordo a Calcata, parecchi anni fa, la lite furibonda fra due donne, che si contendevano lo stesso maschio e si accusavano l’una l’altra di furto di mutande… Cioè la prima (quella che era stata lasciata) accusava la seconda (l’accaparritrice dell’ex  marito) di essersi fregata un paio di sue mutandine stese ad asciugare nella pubblica via, per ignoti (ma sospetti)  motivi di carattere sessuale…. Quella lite in piazza fece scalpore nel vecchio borgo.. ma  in fondo rimpiango quei tempi gloriosi in cui ci si contendeva la preda in modo “naturale”, ovvero quando i maschi cercavano le femmine e le femmine i maschi, mentre oggi la  maggioranza dei calcatesi acquisiti è composta di unisex o gay. Ma forse anche per loro le mutande sono rimaste un simbolo…
Paolo D’Arpini
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Questo indumento così misterioso e sexy: le mutande
Se pensiamo all’ origine della parola latina “mutanda” vuol dire  qualcosa da cambiare. Soltanto intorno al 500 venne introdotto l’uso e l’ utilizzo tra le donne delle famiglie nobili. Nel corso dei secoli, hanno sempre fatto parte  del guardaroba della donna, ma sino al 700 lo si considerava un indumento inutile e sconveniente.
Fu Caterina de’ Medici che inventò i cosiddetti  mutandoni che coprivano le gambe delle donne  durante le lezioni di equitazione. Dall’Italia poi questa moda si diffuse velocemente per tutta l’Europa. In questo periodo divennero  il capo per eccellenza delle prostitute, poiché venne reso obbligatorio per questioni di igiene e di decoro pubblico. Le prostitute dell’ epoca se ne facevano un vanto, lasciandole intravedere dagli spacchi delle gonne, o le mostravano tirando su la gonna.  Ed è per questo motivo, che scomparvero nell’uso delle nobil donne. Presero così il nome di braghesse, erano lunghe sino al ginocchio, ricamate, ed impreziosite da tessuti in oro ed argento, con nastri e talvolta pietre preziose. Divennero ben presto segno di frivolezza e la chiesa le bandì considerandole indumenti volgari. 
Solo dopo il 700  tornarono a far parte del guardaroba di tutte le donne , diventando uno strumento di seduzione inteso in senso moderno. Le donne possono così trasformarsi in seduttrici, agli uomini si sa piace ammirare la biancheria intima, body trasparenti, corsetti e negligeè nei colori rosso, nero trasparente c’è solo l’imbarazzo della scelta intimo,  spirito o romantico e comunque seducente. Adottare anche la tattica perché no del vedo non vedo che da sempre conserva il suo fascino.
Rita De Angelis

Pensieri elevati fra spirito e materia



Zygmunt Bauman: Nel tempo della “modernità liquida”, i punti di riferimento si sciolgono in un indistinto “reale”. In esso la memoria di ciò che è stato perde la sua “solidità” che diventa, per così dire, “incolore”.

Brian Stock: L’atto di porre per scritto il passato di una società equivale a ricrearne la cultura… L’organizzazione della tradizione riflette il bisogno di dare una definizione intellettuale a una realtà socio-geografica. L’influenza del passato non è solo legale e culturale. E’ anche spaziale. Essa si esprime in Terra e Popolo che hanno una collocazione geografica e possono ritenere di essere divinamente predestinati a rispecchiare una particolare tradizione.

Giacinto Auriti: Quando un popolo ha perso la consapevolezza del perché deve vivere, tutte le sue scelte ed i suoi comportamenti, non essendo finalizzati, finiscono per essere egoisticamente strumentalizzati dai gruppi di potere.

Edgar Morin: Quali che siano gli sviluppi futuri della microfisica, non si ritornerà più all’evento semplice, isolabile, indivisibile…Si tratta di far nascere una nuova concezione della scienza, che contesti e sconvolga le pietre angolari dei paradigmi e, in un certo senso, l’istituzione scientifica stessa. L’informazione non è una cosa inscritta in un segno, ma una relazione attiva che esiste solo in e attraverso un processo organizzazionale. Il Gene non risolve il mistero dell’auto-organizzazione, ma lo pone nella sua complessità.

Gregory Bateson: La logica e la quantità si dimostrano strumenti inadeguati per descrivere i fenomeni dell’organizzazione biologica e dell’interazione umana.

Carl Gustav Jung: L’ipotesi dello Spirito non è per nulla più fantastica di quella della Materia.

William Blake: I saggi vedono i contorni e perciò li tracciano.

Erwin Schroedinger: La vita è il più bel capolavoro compiuto da Dio secondo le linee della meccanica quantistica.

Richard Feinmann: Ciascuna delle particelle del tessuto rivela l’organizzazione della tappezzeria nel suo insieme.

Lewis Mumford: L’invisibile è altrettanto reale, presente, significativo del visibile.

Ludwig Wittgenstein: L’inesprimibile costituisce forse lo sfondo sul quale ciò che ha potuto esprimere acquista significato.

Novalis: Il presente non è affatto comprensibile senza il passato e senza una grande misura di formazione, una pienezza dei sommi prodotti, del più puro spirito della nostra epoca e dell’epoca primeva, e un’assimilazione, da cui sorga lo sguardo profetico dell’uomo.

Donald Duck: La saggezza non è l’ultima parola della saggezza.

Ugo Spirito: Questo estraniarsi della scienza dalla vita non ha potuto non incidere sullo stesso abito mentale dello scienziato che ha finito per esaltare la sua apoliticità come il colpo dell’obiettività. Ne è venuta fuori una sorta di positivismo economico e giuridico che è espressione più evidente della passività della scienza e della sua funzione sempre più accessoria e irrilevante. La preoccupazione dello scienziato è diventata esclusivamente quella di accogliere nei vecchi schemi il nuovo contenuto della realtà, forzandolo come in un letto di Procuste, con la convinzione dogmatica della riducibilità del nuovo al vecchio.

Fatto è che gli economisti, più degli altri, vivono al centro della società borghese, nella peculiare atmosfera adatta a coltivarne i pregiudizi ideologici, e finiscono con l’essere, anche senza averne chiara coscienza, i difensori più accaniti dei privilegi capitalistici. E’ una deformazione mentale ormai connaturata, che toglie ogni possibilità di distinguere l’essere dal dover essere e fa scambiare la contraddizione della situazione di fatto con la legge dialettica della realtà.

Mario Timio: Diagnosticare significa riconoscere il già conosciuto…. Il non-medico e il dilettante possono aver letto e studiato tutto sulla stenosi mitralica, ma non sono in grado di porre diagnosi di stenosi mitralica. Perché? Perché…”le osservazioni cliniche, come tutte le osservazioni,sono interpretazioni alla luce di teorie, e unicamente per questo motivo esse sembrano sostenere le teorie alla cui luce vengono intese.” Con queste parole, il filosofo Karl. R. Popper nell’introdurre il concetto fondamentale che lo scienziato approda a qualsiasi osservazione solo se ha delle teorie in testa, rigetta il metodo dell’induttivismo applicato alla scienza e quindi alla medicina clinica. In medicina, come in ogni branca della scienza, Popper insegna che esistono problemi-teorie-critiche-controlli. La diagnosi si pone quindi come un’attività tesa a risolvere problemi.

C.Michael-Titus: La vita di un essere umano comincia nel momento in cui essa significa qualcosa per un altro essere umano.


Pensieri raccolti a  cura di Georgius Vitalicus 

Il codice dell’anima di James Hillman - Recensione




Lo psicologo americano, James Hillman,  con propensioni mistiche, ci conduce – con altalenanti risultati in quanto alla scorrevolezza del testo e alla digeribilità dell’argomento- in uno studio appassionato dell’impronta particolare dell’anima, alla luce soprattutto di quella che lui definisce la “teoria della ghianda”; secondo la quale ciascuno di noi possiede, in nuce, tutte le qualità e le caratteristiche per dispiegare – a livello potenziale – le capacità di realizzare quel tracciato che ci appartiene e che è solo ed unicamente nostro.

Per chiarire il tutto Hillman chiama in causa, fra l’altro, l’antico concetto socratico del “daimon”, presenza che ci accompagna fin dalla nascita se non prima e che corrisponde nient’altro che al maestro interiore di altri livelli di linguaggio.

A tratti irresistibilmente affascinante e concettualmente potente, il libro scivola a volte in ripieghi di ordine piuttosto inconsulto, presentando così una lettura che si dibatte fra alti voli dell’anima e piatte distese di quasi-banalità e di noia sconcertante, soprattutto quando l’autore si lascia prendere la mano dell’intellettualità e affoga la prosa in elaborate evoluzioni verbali che rivestono, a mio parere, un’impotenza espressiva camuffata da incomprensibile ad arida concettualità di livello astratto.

Direi però che l’idea alla base di questo trattatello è di vasta portata e ci si può facilmente riconoscere in essa, imparando ad amare un po’ di più e un po’ meglio questa sconosciuta e meravigliosa compagna, l’anima.

“Ciascuna vita è formata dalla propria immagine, unica e irripetibile, un’immagine che è l’essenza di quella vita e che la chiama ad un destino”    

Simone Sutra 

La necessità del caso di Jean-François Vèzina - Recensione


 


Ancora il tema della sincronicità, però affrontato in maniera piuttosto originale, cioè dal punto di vista degli strani “incontri” che costellano la nostra vita e ci mettono a confronto con situazioni che spesso non riusciamo a catalogare, per la loro evidente appartenenza a un livello di strutturazione estranea a quelli che sono i parametri abituali della ragione, del buonsenso, della premeditazione; in una parola, del determinismo di cui siamo – per abitudine tramandata dall’ufficialità culturale – adepti (o forse la parola è: “assuefatti”?) senza riserve, come unica fonte riconoscibile da cui scaturisce la realtà.

L’autore, psicologo canadese, ci dimostra che, elevandosi un tantino da questa prospettiva frustrante, è possibile riconoscere nel cosiddetto “caso”  l’impronta dell’incontro fra la nostra psiche, i nostri sconosciuti e latenti “poteri” di attrazione di una determinata realtà in un determinato momento, e quelle forze che vanno al di là, semplicemente, di qualsiasi comprensione e che si possono attribuire a una misteriosa quanto misericordiosa propensione cosmica ad assisterci nel raggiungimento dell’obiettivo dell’individuazione del sé.

L’interazione fra queste due polarità (noi e l’universo) partorisce, in alcuni momenti topici della nostra vita, questi incontri che mai si potrebbero verificare secondo una lettura della vita impostata sulla logica, sulla linearità, sulla consequenzialità.

“Noi prendiamo coscienza di evolvere in un sistema più grande di noi quando si verifica una coincidenza sbalorditiva che sembra far eco a un ordine di senso che ci trascende e che tenta di riorganizzare la nostra vita seguendo corridoi misteriosi”.  

 Simone Sutra