La ciotola d'oro di Nagarjuna.... ed il ladro preso in trappola


Nagarjuna: "Non esiste nessun agente né soggetto, non (esiste) nessun merito: essi sorgono dalla dipendenza"


Questa è l'avventura del "ladro consapevole" che fu iniziato alla conoscenza del Sé da Nagarjiuna con un piccolo imbroglio.   Mentre mi accingo a riportarla mi sovviene di un'altra storia (di matrice zen) del famoso ladro Hòu (che vi racconterò un'altra volta), il quale rispose a Confucio, che voleva insegnarli la morale, "parlami dell'altro lato della morale, se vuoi che io comprenda.."  E  ben  fece Nagargiuna che insegnò al ladro ad essere consapevole mentre rubava.. Che furbata, solo un vero saggio poteva ragionare come un vero ladro...

Questo racconto è stato ripreso da alcune storie buddiste e modificato a mio uso e consumo ma non tanto.. in fondo.. solo nell'aspetto dell'ingiunzione spirituale, in cui io faccio dire a Nagarjuna, rivolto al ladro, di essere consapevole della sua consapevolezza, mentre in altre versioni si dice che Nagarjuna chiedesse al ladro di "essere consapevole del suo respiro". Ovviamente il risultato finale  non cambia. Il fatto è che io non sono mai stato un  amante del pranayama...

Beh eccovi la storia (rivisitata)

Nagarjuna era un fachiro nudo, ma era amato da tutti i veri ricercatori. C’era anche una regina che lo amava profondamente. Un giorno, la regina chiese a Nagarjuna di essere ospite a palazzo. Nagarjuna andò. La regina gli chiese un favore. “Cosa vuoi?”, rispose lui. La regina disse: “Voglio la ciotola che usi per mendicare.”

Nagarjuna gliela dette – quella era l’unica cosa che possedesse: la ciotola per mendicare. E la regina fece portare una ciotola d’oro, adornata di diamanti, e la dette a Nagarjuna, dicendo: “Adesso adopererai questa ciotola. La ciotola che hai portato con te per anni porta un po’ della tua energia, diventerà il mio tempio. E un uomo come te non si merita quella comunissima ciotola da mendicante, di legno. Tieniti questa, d’oro.”  


Mentre lasciava il palazzo, un ladro lo vide; il ladro non riusciva a credere ai suoi occhi: “Quell’uomo è nudo, e porta un oggetto veramente prezioso! Per quanto tempo riuscirà a proteggerlo?”. Così il ladro lo seguì…

Nagarjuna viveva fuori città, in un antico tempio semi diroccato – non c’erano porte, né finestre. Era proprio un rudere. Il ladro se ne stava nascosto dietro un muro, appena fuori dalla porta – e Nagarjuna gettò  la ciotola verso di lui. Il ladro non si capacitava. Nagarjuna aveva gettato la ciotola perché aveva visto che il ladro lo seguiva, e sapeva benissimo che il ladro non veniva per lui, ma per la ciotola. Il ladro sapeva benissimo che la ciotola era stata gettata per lui e non riusciva ad andarsene senza ringraziarlo. Fece capolino, e disse: “Signore, accetta i miei ringraziamenti. Sei davvero un essere raro. Posso entrare, e toccare i tuoi piedi?” Nagarjuna si mise a ridere, e disse: “Sì, ed è per questo che ho gettato fuori la ciotola: perché tu potessi entrare dentro!”

Il ladro era preso in trappola: entrò, toccò i piedi di Nagarjuna…  in quel momento il ladro era molto aperto - perché aveva visto che quell’uomo non era come tutti gli altri –  e si sentiva grato… mentre toccava i piedi di Nagarjuna, per la prima volta in vita sua percepì la presenza del divino. Gli chiese: “Quante vite mi ci vorranno per diventare come te?”. Nagarjuna rispose: “Quante vite? Può succedere oggi, può succedere adesso!”. Il ladro disse: “Ma stai scherzando! Sono un ladro, un ladro famoso. Tutta la città mi conosce, anche se finora non sono mai stati capaci di prendermi con le mani nel sacco. Nel rubare sono un maestro… come potrei trasformarmi da un momento all’altro?”

E Nagarjuna gli rispose: “Se in una vecchia casa da secoli c’è buio, e tu porti una candela, può l’oscurità dire che è lì da secoli e non può andarsene immediatamente? Può l’oscurità opporre resistenza? Può fare differenza il fatto che l’oscurità sia vecchia di un giorno oppure di milioni di anni?”.

Il ladro capì: l’oscurità NON può resistere alla LUCE – quando arriva la LUCE, il buio scompare. “E la mia professione? La devo abbandonare?” chiese.

Nagarjuna rispose: “Questo lo devi decidere tu. Non m’interessa chi sei e qual è la tua professione, ti posso solo confidare il segreto di come accendere la LUCE nel tuo Essere, e poi sta a te.”

Il ladro obiettò: “Ma tutti i religiosi che ho visitato mi hanno sempre detto che prima di ricevere l’iniziazione dovevo smettere di rubare”. Nagarjuna rise: “Allora devi avere visitato dei bigotti e non dei santi. Non sanno niente di religione. Quello che devi fare è osservarti – l’antico metodo di Buddha – osserva semplicemente la tua consapevolezza. Tutte le volte che te ne ricordi, osservati. Anche quando esci per rubare, e quando entri nella casa di qualcuno nella notte, continua ad osservarti. Nel momento in cui hai aperto la stanza del tesoro, e i diamanti sono davanti a te, continua ad essere cosciente  di te stesso, e poi fai tutto quello che vuoi”.

 Il ladro disse: “Sembra semplice. Nessuna regola di morale? Non c’è nessun altro precetto?”.

Nagarjuna rispose: “Assolutamente nessuno”

Dopo quindici giorni il ladro tornò… un uomo totalmente diverso. Cadde ai piedi di Nagarjuna e gli disse: “Mi hai preso in trappola! E lo hai fatto così bene che ci sono cascato senza neanche un sospetto. In questi quindici giorni ho provato: è impossibile! Se osservo me stesso non posso rubare. E se rubo, non riesco a osservare me stesso.

Quando osservo me stesso divento così silenzioso internamente, così consapevole, così presente… che anche i diamanti sembrano ciottoli. Mi hai creato un bel problema. E adesso cosa devo fare?”.

Rispose: “Fa’ quello che credi! Se vuoi quel silenzio, quella pace e quell’estasi che nascono in te quando ti osservi, allora scegli te stesso.  Se invece pensi che tutti quei diamanti, quell’argento e quell’oro siano di maggior valore, allora scegli quelli. Lo devi decidere tu! Chi sono io per interferire nella tua vita?”.

L’uomo disse:” Non posso scegliere di essere nuovamente inconsapevole: non ho mai conosciuto momenti come questi. Accettami come tuo discepolo, e dammi l’iniziazione.”

“Te l’ho già data l’iniziazione!” rispose Nagarjuna.

La religiosità non si fonda sulla moralità ma sulla meditazione.  La religiosità non si basa sul comportamento ma sulla CONSAPEVOLEZZA.


Paolo D'Arpini

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