Storia della signorina Gallina D'Arpini di Calcata



Questa storia è dedicata a te, Paolo,  ed alla tua gallina, quella di Calcata, che per forza maggiore, e cioè per il fatto che hai seguito me, hai dovuto "lasciare" e hai lasciato a tuo figlio Felix. Lui l'ha messa in mezzo alle altre sue galline e, quando tu gli hai chiesto "Come sta?", ti ha risposto "E che ne so io, mica la riconosco, fra le altre!"

Povera gallina, sedotta e abbandonata! Pensando a quello che mi raccontavi su di lei e cioè che quando ti avvicinavi ti si accucciava bloccandosi sul posto emettendo quel gentile gemito tipico di questo modesto ma non per questo meno nobile animale pennuto, e mi invade un senso di tristezza e di rammarico per lei.... abbandonata per un'altra pollastrella, non pennuta, ma pelosetta e pesante qualche decina di chili in più.

Ma, si dice, a parte i cani, gli animali non provano particolari attaccamenti... si sente parlare a volte, di storie di cani che si lasciano morire dopo la morte del padrone e la cosa fa abbastanza notizia (ma forse è la notizia che crea il fatto? saranno vere tutte quelle storie? per me è solo che non hanno trovato il giusto conforto; gli animali, per loro natura, amano la vita senza essere della vita, e non credo alla storia del "cane che si suicida".

Chiamerò affettuosamente quella gallina Signorina Gallina D'Arpini, eh, si, signorina, perché Gallina D'Arpini, avendo vissuto in isolamento fino alla partenza del padre-padrone. mai aveva potuto godere delle gioie dell'accoppiamento e meno che meno della riproduzione e neanche della compagnia delle sue simili.

Forse la partenza di Paolo ed il suo conseguente trasferimento nel pollaio di D'Arpini Junior, almeno, dopo la prima necessaria fase di inserimento e di conoscenza con le altre/altri del pollaio, le avrà portato la novità di una vita un po' più movimentata e socialmente appagante.

Speriamo che le altre galline del pollaio non si siano ingelosite, vedendo la nuova arrivata, e che il gallo del pollaio l'abbia trovata di suo gradimento, ma di questo non ho dubbi: Gallina D'Arpini era una Signora Gallina, signora per la stazza considerevole, il piumaggio di un bel colore carico e il portamento elegante e signorile, una vera mannequin: è sempre stata alimentata a dovere e non ha mai dovuto azzuffarsi (fin'ora) con le consorelle né per la conquista del cibo che era sempre disponibile, né per la conquista del gallo, che era completamente assente.


Ma chissà se quando lo ha incontrato per la prima volta lo ha riconosciuto? E chissà se ha capito che finalmente il destino li aveva fatti incontrare, così come quando io e il mio Paolo ci siamo incontrati?

Insomma, avete capito, anche se non ho niente a che fare con l'Archetipo del Gallo, mi identifico un po' con quella gallina. Anche io quando Paolo mi si avvicina, sto ferma e aspetto che mi abbracci ma, mentre le galline accettano di fare parte di un harem, io sono un po' gelosa e spero di essere l'unica "gallina" del suo pollaio.

Essendo poi io della Bilancia e quindi del Cane, ho bisogno da parte di Paolo, ma anche di voi tutti, della pacca sulla spalla, del riconoscimento affettuoso e amorevole.

A mia volta mi affeziono e mi attacco, forse in maniera un po' ossessiva, ma se vengo abbandonata, comunque, neanche io mi lascio morire, solo aspetto per un po' e poi me ne vado per la mia strada.........


Caterina Regazzi

 Caterina Regazzi  da bambina piange per la gallina che deve essere fatta in brodo

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Il rospo e la gallina

Un Rospo, ner sentì che 'na Gallina
cantava come un'anima addannata,
je domannò: - Ched'è che strilli tanto?
- Ho fatto un ovo fresco de giornata:
- rispose la Gallina - apposta canto.
- Fai male, - disse er Rospo - male assai!
Tu lavori pe' l'ommini, ma loro
come t'aricompenseno el lavoro?
Te tireranno er collo
com'hanno fatto ar pollo, lo vedrai.
Nun te fidà de 'sta canaja infame
che t'ha cotto er marito ne la pila
e un fijo ner tegame!
Nun te fidà de 'sta gentaccia ingrata
che te se pija l'ova che je dài
pe' facce la frittata!
Pianta 'sti sfruttatori e impara a vive!
Se loro vonno l'ova de giornata
nu' je da' retta: fajele stantive!

Trilussa

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