La felicità intrinseca è la nostra vera natura, conserviamola.....



Studiando gli uomini, la storia la mente e l’anima, si entra in un termine difficile “felicità” perché nel corso dell’esistenza si assisteste a momenti di contentezza, di soddisfazione conquistata, ma anche di infelicità, di sconforto, di sofferenza, contro i quali a volte è difficile lottare, fare qualcosa, in una parola vivere bene.
Una buona parte  della nostra infelicità proviene da un cattivo uso della mente, da una scarsa conoscenza dei suoi difficili meccanismi e ciò conduce a pensieri errati. Comprendere la vita mentale è il risultato di due scuole connesse.
La prima, monopolio della nostra mente la filosofia. Dobbiamo infatti ad essa l’aver commesso un errore di valutazione, precisamente la convinzione che la mente sia uno specchio dove si riflette un mondo fuori di noi, negando così ogni attività al di fuori della semplice riflessione. Ma alcuni filosofi si sono accorti di tale errore, basta ricordare Socrate e soprattutto Kant.
Oggi  si ha il desiderio di applicare i risultati delle analisi compiute sull’uomo, costruendo qualcosa di artefatto che abbia grandi capacità mentali in breve una sorta di intelligenza artificiale. Per produrre qualcosa che già esiste, bisogna sapere cosa si produce: il pittore, lo scultore terranno a mente le fattezze esterne, ma l’ingegnere nel costruire, deve tenere conto di quelle interne, ossia di un’opera presa a modello. Tutto questo deve essere visto e formulato in termini positivi e non negativi, dire quando deve essere fatto, e non quando non deve essere fatto. Quindi non utilizzare termini contraddittori, altrimenti la costruzione diventa impossibile. Ecco quindi che l’uomo si immagina come un progetto realizzato, e ci si può accingere a ripeterne la realizzazione. Per quanto riguarda la felicità, i risultati derivano non solo dalla pura filosofia, ma soprattutto dalla saggezza popolare, dalle religioni e nelle ideologie, temi di lettura etc.. Tutto questo viene confermato nei millenni anche da numerose massime popolari, una per tutte, chi ha tempo non aspetti tempo.
L’uomo lavora quindi per se stesso, con la scienza, le credenze, con l’ipotesi e la prova, per costruire un presente migliore inventando passato e futuro non dimenticando mai, come scrisse Dennis Gabor, Premio Nobel per la Fisica, di essere ingegnere della sua felicità.
Rita De Angelis

1 commento:

  1. Grazie Rita,
    una semplice e chiara analisi che condivido. Buona giornata

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