La vita come "continuum" e la formazione di calendari, costumi e tradizioni




Il computo del tempo e la nascita dei calendari è un’operazione puramente convenzionale basata sull’idea di voler fornire sostanzialità ad un evento ritenuto particolarmente importante per una data civiltà che -da quel momento- sancisce la sua fioritura. Sappiamo infatti che sono esistiti ed esistono vari calendari, ognuno con un suo particolare inizio. Alcuni inizi sono stati più significativi e sono perdurati nei secoli altri invece sono stati effimeri e si sono esauriti dopo breve tempo, basti pensare ad esempio al calendario fascista.. che durò pochi decenni.

Nell’antichità remota allorché l’uomo riconosceva la vita come un continuum, senza apparente inizio né fine, il calcolo del passaggio del tempo era immaginato su una scala ellittica che ripeteva cicli e stagioni secondo un ordine stabilito dalla natura. Pertanto il calendario non aveva un vero e proprio inizio bensì manteneva la funzione descrittrice dei cicli naturali ripetentesi – sia pur con variazioni comunque lentissime – (vedasi i tempi delle glaciazioni e delle inter-glaciazioni). Questo calendario “circolare” era assolutamente utile per la conoscenza di quanto andava avvenendo sulla terra e per la regolamentazione delle azioni opportune, i momenti ottimali per compiere determinati atti (semina, viaggi, feste, etc.). In questo sistema quindi si considerava il tempo come una sorte di flusso permanente in cui si riproponevano situazioni derivate dalla natura e -come avviene osservando lo svolgersi ripetitivo della vita animale e vegetale- magari basate su differenti stadi e situazioni di un Essere onnicomprensivo chiamato “Madre Terra”. 

Ovviamente con l’andare del tempo, con l’affermarsi di civiltà teocratiche e di imperi, oppure iniziandosi a stabilire l’insorgere di popoli e di nazioni ecco che subentrò l’abitudine di dare un inizio specifico al tempo, da quel momento il computo divenne “lineare”. Ma -come dicevamo sopra- di inizi ce ne furono parecchi ed ognuno in concorrenza con l’altro… Sicuramente il più antico calendario ancora in vigore è quello indiano che si fa risalire a molte migliaia di anni fa, ma il sistema indiano è basato su epoche (yuga) che ritornano ed ogni epoca ha la durata di migliaia di anni (questa in esaurimento è il Kali Yuga).  Possiamo vedere che alcuni calendari, pur anch’essi alquanto antichi, -ad esempio quello egiziano o sumero-babilonese- pian piano scomparirono con il raffreddarsi degli stimoli e dell’influenza politica e culturale dei suoi fondatori. Il calendario ebraico in qualche modo è rimasto, pur essendo uno dei più recenti del mondo antico per due sostanziali motivi. Il primo è che tale calendario è basato su una immaginaria creazione del mondo, avvenuta il 6 ottobre 3761, che in verità corrisponde alla nascita del concetto di appartenenza ad uno specifico popolo (appunto quello ebraico), che mantenne nei secoli la sua identità attraverso la compattezza delle proprie caratteristiche genetiche (gli ebrei sono solo ebrei e non si mescolano con altre etnie). Il secondo motivo sta nel fatto che questo calendario fu mantenuto, sia pur revisionandolo con un nuovo inizio, dalla “cultura” successiva definita cristiana.

Lasciamo per un momento da parte le connivenze di genere fra ebrei e cristiani e cerchiamo invece di capire come un calendario venga stabilito. Ad esempio il calendario ciclico lunare cinese, basato su un semplice calcolo circolare di commistione fra cinque elementi primordiali e dodici archetipi psichici, si fa risalire (per modo di dire perché a quel tempo ed in quel luogo non conoscevano nemmeno l’esistenza della Palestina) all’anno 2.637 avanti Cristo. Il fatto che, come viene riferito dalle cronache storiche- il momento di inizio corrispondesse al 61° anno del suo fondatore, l’imperatore Huang, e siccome un ciclo completo (che tocca i 5 elementi ed i dodici archetipi) è esattamente di 60 anni (12 x 5), possiamo supporre che quell’inizio fosse conseguente alla consapevolezza che antecedenti inizi c’erano stati in passato (seguendone innumerevoli altri). Infatti per stabilire un inizio in un calendario circolare ovviamente bisogna essere coscienti che si è già all’interno di una sequenza.. quindi quell’inizio è solo un pro-forma per “dare valore e sostanza pratica” al calendario prescelto. Un particolare interessante del calendario cinese è che esso è basato su una serie di ruote o ingranaggi contigui e affini, ma sempre più grandi.. Non volendo scendere né salire troppo dirò che il giorno è come una ruota suddivisa in dodici periodi minori, chiamiamoli “denti” o segmenti di un piccolo ingranaggio, questo ingranaggio va poi a congiungersi (per moto proprio) al successivo “insieme temporale” definito mese lunare che a sua volta contribuisce a creare un anno, l’anno diviene il “dodecennale” che, congiunto ai diversi archetipi, si addentella al successivo ciclo dei 60 anni e che a sua volta forma nuovi cicli sempre più grandi e duraturi… il tutto posizionato lungo una spirale eterna. Insomma provate ad immaginare gli ingranaggi di un enorme orologio dal più piccolo al più grande continuamente e costantemente collegati e ripetentesi nei vari processi (so che non è facile immaginarselo poiché è un’idea alla quale non siamo abituati..). Ma quello che volevo significare con questo discorso è che l’imperatore Huang stabilì in modo formale e convenzionale, in forma di inizio, un calendario che evidentemente era in auge già da tempo immemorabile in quella parte del mondo (infatti il calendario archetipale “cinese” è accettato e usato in tutto l’estremo oriente, dalla Siberia alla Mongolia, dalla Cina al Giappone, etc.).

Torniamo ora al calcolo lineare e soprattutto alla considerazione sull’ipotetico inizio del nostro calendario cristiano. Ma prima di arrivarci esaminiamo il calendario in vigore durante i primi secoli della così detta “era cristiana”. Roma fu fondata, si dice, nell’anno 753 a.C., il dubbio è d’obbligo poiché come abbiamo visto nel caso del calendario cinese anche Roma doveva pre-esistere per poter far dire ai suoi abitanti che era stata fondata… Insomma nel 753 a.C. Quelli che poi saranno i romani decisero che Roma era ufficialmente nata e da qual momento nacque anche il calendario dell’era Romana… Sia pur con quell’inizio anche per i romani il calendario era originariamente un mezzo “circolare” per calcolare gli atti sacrali e mondani che contraddistinguevano la vita sociale, infatti esiste un antico calendario romano di cui una edizione ci è stata tramandata, l’autore della quale “sarebbe” un tal Dionysus Petavius. E qui vediamo che già il nome lascia trapelare qualcosa… Dioniso è il remotissimo Dio identificabile con Shiva che appartiene alla tradizione ancestrale indoeuropea e petavius (dal sanscrito peta) significa antenato. Perciò è facile dedurre che si tratta di un calendario tramandato da illo tempore e poi “codificato” ufficialmente con la “fondazione” di Roma. Ed ora consideriamo cosa avvenne attorno all’anno mille di Roma, in quel periodo stavano maturando due fatti contigui e consequenziali. Roma in seguito all’espansione imperiale ed al mescolamento continuo delle culture aveva perso gran parte delle sue tradizioni ancestrali, le religioni all’interno dell’impero erano molteplici e spesso in contraddizione e conflitto tra loro.. Il potere romano aveva cercato di unificare politicamente le varie popolazioni d’Europa, d’Africa e d’Asia, che facevano parte dei suoi sconfinati domini, attraverso l’imposizione di una unità amministrativa politica e militare lasciando però -per ammorbidire la stretta- ampia libertà di culto religioso e di usi e costumi ai vari popoli. 

Durante il terzo secolo d. C., corrispondente all’anno 1000 di Roma, era andato consolidandosi un culto di origine ebraica, derivato dalla setta degli Esseni, che a differenza della tradizione giudea accettava i convertiti al suo interno, senza che questi dovessero necessariamente essere di origine ebraica. Questo nuovo metodo favorì grandemente lo sviluppo della nascente nuova religione nell’Impero, soprattutto presso le classi povere, poiché fra i primi cristiani -come tra gli ebrei e tra gli esseni- vigeva la pratica della mutua assistenza e solidarietà fra correligionari (lo stesso antico metodo di mafia ed affini). Con l’impoverimento progressivo delle popolazioni e la disgregazione del potere temporale, l’unico legante che univa il mondo romano fu la condivisione del nuovo credo religioso, da quel momento definito “cristianesimo”…. Si noti bene che il cristianesimo prese ad avere la diffusione più virulenta attorno all’anno mille di Roma (da qui l’idea successivamente riportata anche in epoca medioevale di mille e non più mille). Si fa inoltre presente che all’epoca del Concilio di Nicea (nel 325 d.C. anno di Roma 1078) ancora non si sapeva o poteva indicare una data certa sull’ipotetica nascita di Cristo… E la partenza ufficiale del nuovo calendario cristiano avvenne non prima del V o VI secolo d. C. allorché si stabilì una data convenzionale per la nascita del Cristo fissandola appunto al 753° anno dalla fondazione di Roma (corrispondente all’anno 1 della nuova era). Successivamente essendo crollata la potenza temporale di Roma nel mondo conosciuto rimase il suo primato religioso in forma di cristianesimo con il nuovo calendario. Tra l’altro questo calendario servì enormemente all’espansione ed affermazione del cristianesimo, ponendosi come legante comunitario riconosciuto anche presso le nuove popolazioni barbariche che pian piano occupavano i confini dell’ex impero o presso i nuovi stati che sorgevano oltre quei confini, ad oriente….. Insomma il calendario cristiano era ed è tutt’ora -come fu il latino in precedenza e come è l’inglese oggi nel mondo- un elemento di coesione e di imposizione di una cultura. Infatti il calendario cristiano viene oggi utilizzato per consuetudine in tutto il mondo (anche nei paesi non cristiani che sono per altro la maggioranza).

Ma i calendari sono cambiati per le civiltà antiche cambieranno ancora, non c’è dubbio, 

Quale sarà il nuovo calendario per l’umanità dei millenni avvenire? Forse l’identità con l’esistenza stessa della vita sulla terra riporterà l’umanità alla considerazione del tempo circolare e magari per i calendari futuri non sarà più necessario che vadano avanti coi numeri a partire da….. per finire non si sa quando, potranno cambiare -ad esempio come avviene in India- con l’avvento di ogni yuga… yuga dopo yuga.. sempre lo stesso tempo è…. 

Paolo D’Arpini 



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