La memoria di Capena di Gilda Bocconi


Capena - Lucus Feroniae

…E più precisamente salviamo l’identità del popolo di  Capena. Un essere umano quando perde il senso
della sua individualità, scivola lentamente nella schizofrenia cioè nella dissociazione e nell’alienazione.
E’ ciò che sta accadendo nella comunità del nostro paese, tagliata dal luogo delle sue origini;
l’Io collettivo dei capenati vive un rapporto di odio e amore verso i luoghi della sua infanzia.
Quante volte ho sentito esaltare la felicità di quel tempo, quando la gente si voleva bene e non vi era egoismo, le serate passate mangiando e spesso ballando al suono di una fisarmonica, tutti insieme in qualche vecchia piazzetta.
Poi tutti convinti ad andare via con la motivazione che le case erano pericolanti, che non avevano servizi igienici etc etc. La nuova edilizia, si sa, ha offerto le nuove case fornite di comodità , fuori del vecchio paese,
le famiglie si sono sparpagliate in nuovi insediamenti. Non v’era più  un posto per stare insieme nelle lunghe serate estive, il rapporto con i vicini si rivelò spesso difficile, ognuno era ormai chiuso nella propria casa e le nuove generazioni crescevano senza alcun rapporto con la natura e senza socializzazione.
D’altra parte, ormai, i luoghi dell’infanzia appaiono ai capenati irriconoscibili ,in rovina, abitati da estranei.
Da questa situazione nasce un rifiuto quasi inconscio, anzi, avviene quasi una rimozione dal profondo dell’animo, come se quella parte del paese non fosse mai esistita.
Fortunatamente la popolazione è rimasta fedele alle antiche feste tradizionali, e intorno ad esse (L’Incontro, S.Antonio etc) si è stretta e riconosciuta la comunità dei capenati, e ha fatto sì che il paese non si trasformasse in anonimo quartiere della periferia di Roma.
Bisogna recuperare al più presto l’antico cuore di Capena, fare in modo che i giovani lo vivano, e i meno giovani vi si riaccostino.
I tempi sono maturi per una operazione del genere, molto giovani desiderano una qualità di vita migliore e vorrebbero svolgere attivamente  un lavoro per uno sviluppo culturalmente più accettabile.
Il paese di Capena ha molte cose da offrire alla popolazione, si potrebbe fare, con poca spesa e molta collaborazione, un Parco Storico Urbano con un intorno un Parco Naturalistico tutto a due passi dalle abitazioni.
Pensate a Paraterra sospesa su speroni maestosi di tufo, trasformata in un luogo dove gli spazi comunali
siano adibiti a verde, le stradine curate un belvedere sulla Valle e magari l’accesso all’antico colombario romano. Immaginate poi di scendere dal fianco destro di Paraterra, per le scalette nel tufo, in un ambiente
che richiama alla mente le suggestioni etrusche, e arrivare al fondo valle e percorrere sentieri intorno allo sperone tufaceo, di qui sarebbe lungo elencarne i pregi paesaggistici e naturalistici.
Chi non andrebbe a passare il tempo libero facendo una bella passeggiata in questi luoghi?
Per gruppi di giovani sarebbe una fonte  inesauribile di studi su ambiente  naturale e storico.
Vi si potrebbero fare degli spettacoli, delle feste e attività varie fatte e gestite da tutti i capenati.
Certo può sembrare un sogno un’ Utopia, ma credetemi basta un po’ di buona volontà e tante piaghe, purtroppo portate dalla vita attuale potrebbero essere cosi fronteggiate in modo egregio.
Abituare i giovani a vivere in armonia con la bellezza dell’ambiente che li circonda,significa dare loro
un arricchimento interiore notevole e una gioia di vivere oggi sempre più rara, gioia che non si può ottenere con l’AVERE ma data dalla certezza dell’ESSERE
Gilda Bocconi
Tratto da un articolo, in prima pagina, dell’Occhio CapenateMaggio 1988. In ricordo della dott.ssa Gilda Bocconi, che ha amato profondamente  Capena e la sua Millenaria Storia.  Fonte: http://occhiocapenate.com/2012/03
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