L'uomo nel mondo dello spirito, in astratto....

Finestra in un pomeriggio di sole


Nel periodo che sancisce l'affermazione del patriarcato l'Umanità evoluta elabora la concezione della divinità/uomo. Divino in quanto uomo, uomo in quanto divino. 

Il divino è creazione dell'uomo che lo elabora dallo spirito, in una dimensione "spirituale", cioè metafisica, che si trova infine al di là del "fisico", nell'immateriale, cioè nel PENSIERO. 

Il pensiero, ed in ciò hanno ragione gli idealisti (da notare che la prima opera di Hegel è stata proprio la vita di Cristo), è il luogo dello spirito, dove vivono gli spiriti dei trapassati. Infatti, dove vivono i trapassati se non nel pensiero degli altri uomini? 

Ed in questo hanno ragione tutti coloro che credono nel karma. Infatti, la vita dopo la morte, che è nel pensiero dei viventi, permane nella misura in cui le storie di quella vita lasciano il segno nel ricordo. Più uno è stato buono, più uno ha fatto per figli e nipoti, più uno ha agito in cerchi sempre più vasti nell'interesse altrui, più viene ricordato con gratitudine. 

Questa è la ragione dell'identificazione fra bene, buono, religione, esistenza in "Vita" nel post-mortem. E questo è il vero messaggio che ci ha lasciato Platone. Ed allora Cristo ed il Cristianesimo?  Secondo me questa religione è  una realizzazione filosofico-sincretica all'interno del Neo-platonismo, il quale a sua volta raggruppa tutta la grande
produzione di civiltà che va sotto il nome di Ellenismo: Egitto, Mesopotamia, Isole Greche, Grecia, Roma...


Giorgio Vitali
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E infine che cerchiamo
che vogliamo noi
spauriti vagabondi
degli sterminati sentieri della mente,
pensosi bambini smarriti
sul limitare di un sogno,
figli bastardi
della lucida follia di vivere?
Sgambettiamo inutilmente
sugli insipidi tracciati
delle proterve macchinazioni
di altri, come noi,
intimiditi dalla propria stupidità,
sedotti dalla propria astuzia,
venduti alla propria superbia.
Riottosi e inermi,
scomposti e ingenui,
smorfiosi e increduli
ci precipitiamo
sulle nostre sgangherate carrozze
additando e irridendo
quell’ombra fugace
che ci segue e ci precede,
regalando sberleffi
da uno specchio allucinato.
Ma forse, in una notte stillante rugiada
nell’incavo ambrato dell’anima,
nel bosco consacrato all’amore,
nel deserto sconsolato degli addii,
nella marea travolgente del sempre,
nascerà
un esserino avvizzito,
vestito solo del suo sguardo
luccicante di stelle.

Simone Sutra

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